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93. Stat. an. 1453, 1 § 198: et qui Sextarius sil tenute pensium trium et librarum duarum — et quod Modius culcine sit et esse debeat Sextarios decem culcine pensium ut supra. Qui Modius culcine ascendat in summa penses trigintaduos culcine.

94. Stando alle prescrizioni dello Statuto del 1453 (v. Nota 93) lo Staio della calce dovea contenere chilogr. 26,01 di calce, il Modius, o dieci staia, chilogr. 260,10. Secondo esperienze dell’Ingegnere Cadolini, un metro cubo di calce viva fatta con ciottoli del Brembo corrisponde a chilogrammi 1132 (Cantalupi, Portaf. dell’Ing. p. 243), per il che si può indurre approssimazione che i chilogrammi 26,01 del Sextarius avranno corrisposto a decimetri cubici o litri 23 (più precisamente 22,977) ed i chilogrammi 260,10 del Modius a decimetri cubici o litri 230 (229,77), e che quindi tale a un di presso dovesse essere la contenenza di queste nostre misure. Che se badiamo a questo, che già fino dal 1110 si avea cura di notare, che il frumento si dava a staio raso (ad rasum Sextarium, Lupi 2, 863): che nelle aggiunte al più vecchio Statuto troviamo quod quilibet venditor blave vel leguminis vel salis teneatur habere vel habeat — rasoram (la rasiera) unam bonam et iustam et bollatam ad bollam Comunis Pergami et cum qua rasora sola debet radere (Stat. an. 1204-48, 8 § 43): se osserviamo che nessuna di queste prescrizioni si trova fatta rispetto allo Staio della calce, ci sembra si possa indurre con tutta evidenza che questa si vendesse a staio colmo. Non crediamo quindi sia arrischiata congettura l’ammettere che lo Staio dei grani e quello della calce avessero la medesima capacità, e che la differenza fra i decimetri cubici 23 per lo Staio della calce ed i decim. cubici 21,41 stabiliti per quello del frumento si possa e si debba senza alcuna difficoltà tenere come il minimum del colmo lasciato nel misurare la calce. La stessa disposizione dello Statuto, colla quale si prescrive l’altezza delle pareti dello Staio della calce, conferma queste induzioni. I colmi sono proporzionali all’ampiezza dei vasi: quanto più quindi venivano alzate le pareti dello Staio, questo si faceva più stretto, ed il colmo della calce ammesso nei contratti veniva a diminuire. Dov’era quindi ammesso il colmo nella misura, questa dovea essere tanto più aperta, perchè colla eccedenza si raggiungesse il peso richiesto: il Sextarius calcine, in altri termini, dovea essere un recipiente