Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
87 |
65. Stat. an. 1493 (1727), 7 § 144: Teneatur quoque Comune Bergomi fieri facere unum Sextarium et unum Quartarium ferrata et bene ordinata in uno vel duobus magnis lapidibus, qui faciliter moveri non possint, ad quae habeatur recursus pro mensuris justificandis, quae teneantur in loco publico.
66. Lupi 2, 706.
67. Pergam. in Bibl. n. 503.
68. Lupi 2, 873.
69. Pergam. in Bibl. nn. 385, 577.
70. Lupi 2, 909, che ha stampato inesattamente questa carta, perchè ha trascritto soltanto fictum modia quatuor de grano mentre nel documento, che apparteneva al Monastero di Astino, e che ora si trova nella Civica Biblioteca sotto il n. 510, sta effettivamente modia quatuor de grano et staria sex.
71. Pergam. in Bibl. n. 570. Non si deve dissimulare tuttavia che questa espressione potrebbe riferirsi allo Stajo riformato, a quello che era in uso immediatamente prima del 1125 e non già a quello che era in uso nella prima metà del secolo undecimo. Che delle misure vecchie potessero abusivamente ancora sussistere, sarebbe difficile negarlo, perchè, vedremo parlando di quelle dei liquidi, con quanta difficoltà si giungesse a sradicare vecchi sistemi, sicchè la espressione potrebbe adattarsi ugualmente bene e all’una e all’altra supposizione.
72. Pergam. in Bibl. n. 549.
73. Lupi 2, 1209.
74. Lupi 2, 1333 seg.
75. Lupi 2, 1343.
76. Lupi 2, 1349.
77. Stat. an. 1204-48, 14 §§ 35, 36, 38 ecc.
78. Questa notizia ci fu comunicata dal nostro amico prof. A. Tiraboschi, che nella Valle Brembana trovò in pieno uso il Mós de calsina come misura della calce, e ch’egli fa corrispondere a circa due quintali e mezzo, Per un più esatto ragguaglio v. sotto Nota 94.
79. Anche questa notizia la dobbiamo al nostro amico Tiraboschi, il quale aggiunge che, per quanto venne assicurato, sebbene il Mós de calsina differisca dal Mós de carbù, tuttavia non gli fu dato precisare una tale differenza. E a noi ugual mente mancarono i dati per poterlo fare.