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mezzo questa ventiquattresima parte non si chiamava già scripulum o scripulus, ma sibbene denarius Gallicus, poichè nel Cod. Mutinens. pr. (Metrol. Script. 2 p. 131) abbiamo: Scripulus idest denarius Gallicus — Semiuntia id est denarii Gallici XII, e quindi untia denarii Gallici XXIIII. E se non possiamo dir nulla, se anche solo momentaneamente siasi introdotto nella nostra libbra il soldo o l’obolo della libbra di Carlo Magno, crediamo però che la partizione del denaro in 24 grani (Saigey p. 115) possa essere una conseguenza appunto della conquista franca. — Nel modo di computare dei nostri Statuti vediamo l’oncia divisa in quarti e mezzi quarti, ma mentre i Romani si attennero strettamente al sistema dodicesimale, i nostri invece, come per le misure degli aridi e dei liquidi, anche in quelle di peso computarono secondo il sistema sedicesimale. Quindi attenendoci al valore attribuito dalla Commissione del 1801 alla libbra piccola in grammi 325,1288, ed alla grossa in grammi 812,8221 (Tavole di Ragguaglio della Rep. Ital. p. 272), valore che, come abbiamo mostrato più sopra (Note 26, 156), si può tenere come fuori di ogni contestazione per la quasi incalcolabile alterazione che ha sofferto dalla sua origine in poi, daremo nella Tavola IIIª sotto A il ragguaglio della libbra grossa e dell’oncia, più delle frazioni dell’oncia come sono computate nei nostri Statuti: sotto B il ragguaglio dei multipli della libbra grossa: sotto C il ragguaglio delle libbra sottile secondo le partizioni dell’oncia in 24 denari, e del denaro in 24 grani. A queste Tabelle aggiungeremo pure il ragguaglio dei multipli della libbra sottile fino al Centenarium (D) e quello