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dizione, o per poetica vena, o per isterica facoltà? Nelle mediche arti la fama di Sinigardo fu d’avvantaggio raggiunta da Andrea Cesalpino illustre per le piante secondo l’ordine di lor natura disposte e ancor più per la scoperta circolazione del sangue; scoperta che contro le pretese di un famoso straniero dal chiaro tenore1 delle sue opere, e dall’imparziale giudizio dei dotti alla sua gloria fu assicurata. Al Cesalpino aggiungerò due gentili Filosofi Francesco Redi, e Lorenzo Pignotti;2 Celebre l’uno per la smascherata impostura di un arte che seguendo Ippocrate tornò alla modesta ed aurea semplicità, e per l’indagata generazione degl’insetti; l’altro con nome di valente fisico ancora desiderato in Toscana. I quali due, sebbene d’età distanti furono somigliantissimi, in quanto al talento per la sperimentale filosofia il gusto per le lettere, o piuttosto il genio creatore del poeta accoppiarono: mentre dal primo la Ditirambica Poesia fu con lode unica nell’Italiano Parnaso introdotta, dal secondo poi la favola venne ingegnosamente foggiata, e al suo pieno lustro condotta. Ma in quest’arte divina quali uomini non ha Arezzo prodotto? E per dire di quel miracolo di poetica vena ai soli Italiani concesso, quanto bene alla loro patria non augurarono del futuro splendore nella estemporanea poesia, e Niccolò Ceco,3 e l’Aretino unico


  1. V. Nota appiè della Relazione del Rondinelli.
  2. So che i natali di quest’illustre personaggio non appartengono ad Arezzo ma io mi riporto a quanto ne ha detto l’Autore del suo «Elogio Stor. e Filos.»
  3. Pontano de fort. lib. 2. cap. de Coecit. citato anche dal Tiraboschi Stor. della lett. ital. tom. 6.