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8 | scritti di renato serra |
finizioni, si trova che muovono da questo punto di vista, e cercano in lui proprio una aggiunta di qualche cosa di nuovo al mondo poetico; quasi come una vena pullulante da sorgenti non ancora conosciute nella nostra vecchia letteratura.
Si suol segnare a grandi tratti il campo della sua poesia; tra la vita di campagna e la vita domestica, tra il culto del dolore e il culto della tenerezza universale, tra l’amore di tutte le cose piccole umili tenui e l’analisi di tutte le sensazioni ignorate e dimenticate o fuggitive....
Ma dentro questi limiti generali quante cose, quanti particolari vivi, nuovi! E chi pensa ai dialoghi dei passeri con le rondini o con l’uomo che getta loro le briciole, o di cincie con re di macchia, o di rosignolo con le ranocchie, o col chiù, o al vecchio castagno che parla così discreto a una pastorella intenta; e chi invece a quel sussurro di morti nel camposanto alla pioggia, a quell’andare e venire senza rumore di dolci ombre fra viventi pallidi, a quella tovaglia presso cui siedono i morti, a quella voce che viene da una bocca piena di terra; l’uno ha in mente la semina e il desinare e il bucato, l’altro la granata e il girarrosto; ma altri cita tutt’insieme, come il cuore pieno lo incalza, il sogno della vergine e la cavallina storna, lo stornello della bella figlia e l’aquilone e il torello; parla di formiche cui brucia la casa nel ciocco, e d’un ragazzo tra’ suoi vocabolari, del canto dei sogni nel cuore, dell’odor dell’erba e delle gemme di pioppo, degli occhi che perdonano e domandano pietà, di colei che si strinse invisibilmente sulla panchetta, della cetra d’Achille, del canto di Saffo, dell’ultimo viaggio d’Ulisse, del canto delle Sirene e dei figli di Mirrine non nati.... quanto