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notizia sugli scritti di renato serra 433

riconoscerne l’eccellenza: «Non mi curo che se ne parli molto. Lasciamo stare il mio animo come sia disposto ora. Ma quel libretto vale più di tutto per me: ci sono certe pagine e certi movimenti di stile che mi consolano, e mi dànno cuore a scrivere ancora per passar tempo e sfogare l’animo. Il resto importa poco. Non lo manderò quasi a nessuno, fuor che per ricordo» (Ep., 365-66).


1910.

ALFREDO PANZINI.

(Vol. I, pagg. 101-147).

Poichè il Serra, in un primo tempo, aveva manifestato l’idea di voler raccogliere, con gli altri studi del volume vociano degli Scritti critici, anche le pagine sul Panzini; così tale nome risuona spesso nell’Epistolario insieme con quelli di Pascoli, Beltramelli, Albertazzi, Machiavelli, e, in un altro senso, con quelli ancora di Gasperoni, Ambrosini, Grilli, Carli, Croce, Prezzolini, Lovarini, ai quali Renato o domandava consiglio o, in certo modo, incitamento al lavoro.

Ma il primo esplicito accenno allo scritto panziniano è del 26 luglio 1909, quando mi scriveva: «Sto preparando un articolo su Panzini e tre recensioni letterarie alquanto ampie: fatta ragione della calura e dell’ozio che n’è consigliato, spero prima della fine del mese di averli inviati dallo stampatore: se vi convengono» (Ep., 283).

Ma passa quasi un anno senza che altro se ne sappia. Finchè il 7 giugno 1910 mi giungeva una nuova assicurazione da parte del Serra: «Alla Romagna manderò il Panzini compiuto, che sarà lungo: altre 20-25 cartelle dopo quelle che son già in tipografia (farò qualche taglio, per altro) e due recensioni» (Ep., 323). E scrive all’Ambrosini di essersi dovuto rimettere intorno