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RINGRAZIAMENTO A UNA BALLATA DI P. FORT 223

Nul bruit que ce doux chant que zezaie la mésange.
Nul cri d’une hirondelle, et le coq a tout dit....
Va tu donner la ville, ô Dieu du paradis,
sur un plateau d’argent au plus calme des anges?

Giurerò io che questa sia la strofa più bella? Altre se ne posson trovare nel poeta, e forse in questa stessa ballata, più deliziose e più rare. Ma la mia gratitudine è per questa, da quando la lessi, o piuttosto la riconobbi.

Dopo mi son ricordato di averla già veduta, non so in quale recensione: ma così in fretta da non avvertire altro che i frammenti della descrizione e sopra tutto l’effetto un po’ barocco di una città presentata sopra un bacile, con quello sfondo di angeli che sono nelle ballate quasi un cliché a cui Paul Fort pare affezionato singolarmente così per l’impressione o sia suggestione generica del vocabolo, massime in rima, come per l’artificio di introdurre, sostenuti dagli angeli, tanti altri effetti di cielo o di silenzio o di suono: pensate a un Dante che si fosse affezionato a quei suoi angeli sotto la nuvoletta, richiamandoli poi per uso nelle fantasie....

Per adesso, non mi accorgo di aver già letto: se non per un certo rilievo onde le parole si staccano più facilmente dalla pagina e mi vengono incontro, mentre nella mente leggera si formano i leggeri suoni mattutini e fiorisce intorno il silenzio vero dell’alba.

Quello che sento non è suono di parole: ma il cinguettio sospeso in un’aria fresca e rara sulle tegole della città che ancora non si sveglia, l’in-