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164 scritti di renato serra


Oh i giorni di Bologna e di Firenze! giorni dei Nuovi Goliardi e del Mago.

Intorno al maestro; intendete con discrezione questo intorno, chè la vicinanza era più dell’animo che delle persone, e non fu mai chiesuola in pratica; si agitava, insieme col rivierasco di Reno, un gruppo di giovani come lui, ricchi di speranza e di ardire e di franchezza. Avevano gli stessi studi, lo stesso amore della poesia, dell’arte, dell’eccellenza; la stessa educazione semplice, e seria; ed erano anche portati o preparati allo stesso dissidio, che fu più largamente di tutta la generazione, fra le aspirazioni ideali e la necessità del vivere, fra la poesia e l’arte del pedagogo, il tenue vitto e gli errori di ortografia.

Ma tutto questo non dava già noia, in quel primo orgoglio di giovinezza! anzi, era accettato lietamente; e divenne una ragione in essi spirituale e poetica, della intimità famigliare, dei sospiri dalle piccole città lontane, della dimestichezza e della semplicità che rendono un’aria cara e comune a molte scritture loro, di quei tempi.

Severino1 in questo somigliava a tutti gli altri; al Mazzoni, al Marradi, al Pascoli, allo Straccali, al Panzini, e via via: lasciatemi mettere insieme questi nomi per un certo colore locale, e senza distinzione.

Pure aveva qualche cosa in proprio. Passava per uno spensierato, per un bello spirito e bizzar-

  1. Ricordate le «gobbe spalle», e il sermo col Marradi: («Tu non sai che quel nostro vecchio amico.... È titolare di Liceo!...»); le quartine del Mago e Nostalgia. Anzi queste cose sue sono per la nostra memoria come il simbolo, il fiore più caro di quel momento comune a tutti.