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frutta. 117

svolazzante con un gelsomino invece di una lazzeruola! Potessi fare un plebiscito! Sarebbe l’unico mezzo di non sapere la verità.

O divina, divina Pomona! alma figlia di Demeter, la terra, io ti amo tanto dippiù della infida Flora; tu sei buona, forte e robusta e ricerchi i raggi passionati del sole; tu sei rigogliosa ed oltre ai frutti hai le foglie larghe, brune, vellutate — e ti amavano anche il vecchio e giocondo Anacreonte, il sorridente e grave Virgilio, e Orazio e Catullo ed i cento poeti greci e romani che si coronavano, è vero, di rose, ma te cantavano sulla mensa accanto alle snelle anfore del Falerno. Tu, fiera amazzone, non ti curi di ornarti la chioma e la gonna come quella bizzarra di Flora, nè ti fai corteggiare da un monelluccio come lo zeffiro; non sei pallida, esile, magruccia, languida, come tua sorella cui andrebbero consigliati il ferro ed i bagni di mare. Se viene il gelo, l’uragano, un sole troppo caldo, essa muore od appassisce; ma tu resisti, o forte fanciulla, tu combatti, sai di dover vivere, di essere utile, e mentre tua sorella se ne va per quattro mesi Dio sa dove ed a fare chi sa che, tu da gennaio a dicembre ci sei sempre presente. Nella vostra famiglia tua sorella rappresenta l’aristocrazia, tu il popolo: essa ha bisogno di cartine ricamate, di nastri, di gioielli, di giardiniere dorate e verniciate, di candide porcel-