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dei sistemi planetari da talete a keplero 337

e raro calcolatore, che fu Giovanni Keplero; il cui genio fu altrettanto fertile nel creare nuove ipotesi, quanto sagace ed imparziale nel farne l’esame critico e nel porle a cimento colle osservazioni. Egli fu, che dei moti planetari trovò finalmente la genuina espressione geometrica, quella che al suo tempo sola poteva considerarsi come conforme al vero. Alle leggi puramente geometriche di Keplero mancava ancora il principio fisico-meccanico. Allora venne Galileo a mostrare coll’esempio, in qual modo si deve procedere all’analisi del moto; egli stabilì i principi fondamentali della dinamica, partendo dai quali, pochi anni dopo Galileo, Newton coronò l’edifizio colla sua teoria della gravitazione, fondamento anche oggi ed in avvenire di tutta la scienza dei movimenti celesti. Tutto questo fu lavoro di un secolo e mezzo, trascorso dall’anno 1532, in cui Copernico compiva il suo libro De revolutionibus corporum coelestium, all’anno 1687, in cui Newton pubblicò la prima edizione dei Philosophiae naturalis Principia mathematica.

Le linee generali di questa stupenda epopea scientifica son conosciute, e sarebbe inutile farne qui una rassegna inevitabilmente troppo breve ed incompleta. Il lettore troverà nel libro di Dreyer, esposte con piena e sicura cognizione dei fatti e con equo giudizio, le vicende, i trionfi ed i contrasti, e l’ultima finale vittoria delle verità sostenute da quegli atleti del pensiero. A partir da quell’epoca la nostra conoscenza del sistema planetario, benchè non ancora completa in tutti i particolari, ha raggiunto tuttavia il più alto grado di certezza che nelle scienze fisiche è possibile desiderare; i suoi principi sono stabiliti in modo incontrastabile. Ma lo svolgimento di tali principi e la loro applicazione a tutte le parti del sistema continuò ad occupare i matematici dei secoli XVIII e XIX, e non si può dire che sia pienamente compiuta anche adesso. Dapprima furono arrolate sotto le bandiere della gravitazione anche le comete, e più tardi le stelle cadenti. Diversi fenomeni minori, dei quali prima di Newton nessuno avrebbe sospettato la causa, quali il moto dei nodi lunari, quello degli apsidi lunari e solari, le maggiori ineguaglianze del moto della Luna, la precessione degli equinozi, il flusso e riflusso del mare, si mostrarono quali pure e semplici conseguenze del principio della gravitazione. Questo principio fu poi la radice di una quantità d’altre scoperte di fatti grandissimi prima neppur sospettati, quali per esempio la figura sferoidale della Terra

Schiaparelli - Astronomia II. 22