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allegria. novella della matrona d’efeso | 143 |
più che la damigella il mettea in grazia, e andavale dicendo
Ma poi ch’ami, ad amor sarai rubella,
E ritrosa a te stessa? Ah non sovvienti
Qual cinga il tuo reame assedio intorno?116
Ma a che tenervi più a bada? La donna dal vincitor soldato persuasa non seppe nemmanco per l’altra parte restar digiuna; laonde giacquero insieme non quella notte soltanto, in che fecer le nozze, ma quella appresso, e la terza ancora, e intendi colle porte del cimitero sì ben chiuse, che chiunque o straniero o dimestico vi fosse venuto avrebbe stimato che la castissima donna avesse l’anima sul corpo del marito esalata. Di modo che il soldato invaghitosi e della beltà della donna, e di quella solitudine, comperava quant’ei poteva secondo le sue forze, e ne faceva scorta nel cimitero sul principiar della notte.
Infrattanto i congiunti di uno de’ crocifissi, accortisi della negligenza della guardia, distaccarono di notte tempo l’appeso, e gli resero gli estremi ufficj. Quando il soldato, altrove occupato, osservò il dì vegnente una delle croci senza il cadavere, spaventatosi del castigo andò a narrar la cosa alla donna, e ch’ei non era per aspettar sentenza di giudice, ma del suo fallo volersi col proprio ferro punire, e ch’ella disponesse a lui pure uno spazio, sì che il fatal sepolcro all’amico suo ed al marito avesse accomodato.
Madonna tanto pietosa quant’era casta: Deh, disse, ciò non permettan gl’Iddii, ch’io debba a un tempo stesso essere spettatrice della morte di due uomini a me carissimi: io vo’ che si appicchi l’estinto, pria che il vivo si scanni. Fatto questo proposito, ordinò che il corpo di suo marito fosse levato dall'arca, ed attaccato alla vota croce. Il soldato approfittossi del ripiego della