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CAPITOLO VENTESIMOQUINTO
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allegria. novella della matrona d’efeso.
Intanto Lica incominciava a ravvicinarmisi, e già Trifena gittava addosso a Gitone le ultime goccie112 del suo bicchiero, allorchè Eumolpione, che era assai provvisto di vino, volle recitare alcuni suoi motti contro i calvi ed i bollati; tantochè fatte mille insipide smancerie venne a’ suoi versi, e si mise a raccontarci questa elegietta sui capegli.
Cadder le chiome, ed ahi!
Primo onor di beltà sono le chiome;
Il tristo inverno le rapì; dogliose
Stanno le tempia or che di fregio prive
5Mostran lucida chierca,
De l’onorato pel spogliata e rasa.
O natura ingannevol degl’Iddii,
Che de’ nostri begli anni il piacer primo
Prima pur sciogli! ahi lassa!
10Tu poc’anzi splendevi
Pel tuo bel crin, cui non eguaglia Apollo,
Nè di Apollo la suora,
Or con la testa più del bronzo liscia
E più del fungo oval, che in mezzo agli orti