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xciv prefazione

dubbj. Noi per tutta risposta a cotali vituperj non faremo che brevi considerazioni. E prima di tutto, o io vaneggio, o la stessa enormezza delle accuse le rende poco credibili. È fuori d’ogni verosimiglianza che Giovenale godesse tanta stima nel tempo che viveva e nei secoli successivi, se in lui si fossero trovate tutte queste cancrene. Fu già innanzi notato che le Satire di lui furono ascoltate e lette con grande ammirazione dai suoi contemporanei; e nel medio evo formarono l’occupazione più gradita di uomini gravissimi e di costumi inappuntabili, appo i quali il Nostro ebbesi guadagnato il titolo di Etico, cioè poeta morale per eccellenza, sotto il qual vocabolo era conosciuto a tutti più che per il vero suo nome. Questo prova che a quel tempo nel suo libro non si trovava tutto quel male che vi hanno scoperto gli acuti sguardi dei suoi recenti accusatori; o che da indi in qua i costumi sono tanto migliorati, da fare oggi apparire osceno ciò che allora non offendeva le orecchie più caste e delicate: la qual cosa vorrei bene che fosse vera, ma pur troppo l’uso del mondo mi dimostra che non è. Di più, io non ho mai letto che le Satire di Giovenale sieno state in nessun tempo la delizia e lo spasso dei lascivi e degli effeminati, come può dirsi dell’Arte di amare di Ovidio, degli Epigrammi di Marziale, e forse anco di alcuni componimenti di Orazio, di Catullo e di Properzio. Chi non voglia commettere, più che un errore, una