per eccellenza, col quale lo troviamo quasi sempre nominato nel medio evo, se non avesse scritto altro che le dieci Satire ammesse dalla critica del signor Ribbeck. Che poi le sei rejette non sono quella meschinità che a lui sembrano; più che da qualunque apologìa io ne potessi fare, voglio che si argomenti dalla stima in cui furono sempre tenute dalla massima parte dei letterati di tutti i tempi; o meglio lo vegga ognuno da sè con una nuova e spassionata lettura che lo invito a farne: e dopo questa, non dubito si converrà meco che il celebre Professore è stato in verità troppo severo nel dar sentenza degli ultimi lavori del vecchio e già forse ottuagenario Poeta. Noi dunque accettiamo per genuine tutte le Satire della raccolta, non esclusa la quindicesima; la quale contro gli attacchi del Kenfio1 e degli altri fu già così ben difesa dall’Hermann2, che ci sembra oramai posta fuori di ogni dubbio. Solo ci piace di fare una piccola riserva per l’ultima, che non è terminata, e rimane in tronco. Il sospetto sull’autenticità di questa fu espresso fino dagli antichi scoliasti: e sebbene essa si vegga insieme con tutte le altre nella maggior parte dei primi manoscritti, e Servio,3
- ↑ Observatt. in Juvenalis locis aliquot interpretandis. Berolini, 1743.
- ↑ Op. cit.
- ↑ Serv. in Virg. En. I, 11.