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fra paolo sarpi. xlv

steri, che i papi abbiano voluto ad un’ora moltiplicare infinitamente il numero de’ preti e tenere la legge del celibato, predicare per virtù scabrosissima la continenza, ed imporla a centinaia di migliaia di uomini; e da questo solo fonte, più che da tutti gli altri insieme, fluiva e si diffondeva l’immoralità, la quale non puossi niegare che fosse troppa più ne’ paesi cattolici che negli altri. Più difficile era, ed è, provvedere all’abuso dell’autorità clericale, che potentissima è quantunque pur sia ristretta ne’ suoi confini. Un rimedio di fatto era sciorre e scacciar dallo Stato le congreghe religiose che gli si scuoprivano inimiche com’erano e come era accaduto de’ Gesuiti. Ma questo rimedio non è sufficiente, potendosi per mille modi offender lo Stato anche senza questo delle congreghe. Il Sarpi, in una sua Lettera (69 della nostra edizione), si eleva ad un principio generale: «Se briciolo di libertà noi abbiamo o ci rivendichiamo in Italia, è tutto merito della Francia. E a resistere a una sfrenata signoria voi c’insegnaste, e ce ne metteste a nudo i misteri. Un tempo, i nostri padri si aveano per una razza nobilissima, quando Germania e altri preclari regni servivano; ed essi furono strumento all’altrui servaggio. Poichè quelli, scosso il giogo, aggiunsero a libertà, tutto il peso dell’oppressione si scaricò addosso a noi.... A nulla io penso più spesso che al mezzo e modo di metter su il vostro appello ab abusu; il quale anche appresso di voi non parmi di assai antica data. Co-