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154 | lettere di fra paolo sarpi. |
XLIV. — Ad Antonio Foscarini.1
Questa sarà una lettera corvina, che farà principio dalle cattive nuove. Il dì 3 del presente fuggì di qua Pier Antonio Rubetti, arcidiacono, e già vicario, imbarcatosi per Ancona. La perdita, considerata la sua persona, non è considerabile, essendo egli uomo di natura instabile, venale e di sapere assai di sotto al mediocre. Il caso però è diverso da quello di Fra Fulgenzio: perchè questi se predicò a favore della Repubblica, lo fece perchè esso così reputò per sua coscienza; non ebbe mai ordine pubblico, non fu mai chiamato innanzi al principe, non gli fu mai comunicato segreto, non ebbe mai promessa pubblica nè stipendio. L’arcidiacono è stipendiato, eletto dal principe, comunicatigli i segreti: onde l’ingiuria non potrà essere dissimulata. La sua fuga si tiene negoziata dal patriarca e dall’ambasciatore di Spagna. Certo è che quest’uomo non avea di guadagno meno di scudi 700 l’anno: bisogna che gli sia stato promesso molto.2 Staremo a vedere e ad attendere quello che si farà. Sino al presente i fuggitivi sono stati frati; che ogni poco donato
- ↑ Edita dal Bianchi-Giovini, Scelte Lettere ec., pag. 149.
- ↑ “Pietro Antonio Rubetti, arcidiacono e già vicario patriarcale di Venezia, fu uno dei teologi chiamati dalla Repubblica nella famosa controversia con Paolo V; ed è firmato, per dignità, il primo nel Trattato dell’interdetto. — Vittorio Siri ci fa sapere che queste diserzioni erano procurate dal papa e dal cardinal Borghese per esortazione e consiglio dell’ambasciatore del re Cristianissimo.„ (Bianchi-Giovini.) Del Rubetti si torna a parlare, oltre alla Lettera seguente, anche in quelle dei 9 e 20 gennaio, 12 febbraio, 17 marzo del 1809; ec.