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50 lettere di fra paolo sarpi.

e dargli sodisfazione nelle sue dimande; cosa che la condiscendere il Senato a molte cose che non farebbe: ed anco Brenes fa gl’istessi offici col signor Zuane Mocenigo. Del qual Mocenigo non so che mi dire: mi riesce dissimile da sè. Quello che si potrebbe fare, sarebbe far conoscere così Sciampignì come Brenes per amici di Spagna: ma è cosa molto delicata e, per parer mio, difficile a tentare, anzi forse impossibile che riesca. Non c’è bisogno, salvo che fare animo più alli senatori che ad altri; i quali son più timidi del solito, ed anche quelli che altre volte parevano Marti. Altro non saprei che al presente fosse opportuno di fare; perchè quanto spetta a Savoia, egli è tenuto per vario, incostante e poco fedele, nonostante le dimostrazioni fatte; e nessuno può sentire di far fondamento sopra lui.1 Con tutto ciò, l’unico bene presente si è il dar animo con mostrare che Francia è amico e pronto re. Io consiglio nondimeno il mio Foscarino d’andarci cauto; perchè, oltre gli emuli e i male affetti e gli aderenti al papa, i medesimi timidi pare che abbiano sposata la sua passione, e che non sentino bene di chi vuol levargliela. Innanzi di uscire di queste cose famigliari, è pur forza che con V. E. mi meravigli del modo di procedere contradittorio di Sciampignì, il quale proceda come le ho detto, eppure abbia affrontato il nunzio con quella leggerezza fatta in sua presenza.2



  1. Il duca Carlo Emmanuele, sì per la geografica posizione de’ suoi Stati, e come tratto dalla necessità del conservarli e dalla brama di aggrandirli, incontrò facilmente la taccia d’incostante nelle amicizie e di troppo mutabile nelle alleanze. A ciò sono allusive anche le metaforiche parole dei laberinti di Savoja, che si leggono alla pag. 45.
  2. Se ne parla sulla fine di questa medesima Lettera.