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e bere la poesia alla sua sorgente. I canti popolari, dice Herder, sono gli archivi del popolo, il tesoro della sua scienza, della sua religione, della teogonia e cosmogonia sua, della vita dei suoi padri, de’ fasti della sua storia; l’espressione del suo cuore, l’imagine del suo interno, nella gioja e nel pianto, presso il letto della sposa e accanto il sepolcro1.

Lo studio della poesia popolare non è del resto tanto nuovo quanto alcuno potrebbe essere forse tentato di credere dal fervore che se ne destò solamente nelli ultimi tempi. Infatti Erodoto, Diodoro e Plutarco citano spesso versi di poeti o rapsodi popolari a testimoni di opinioni e di costumi, mentre ad essi erasi pure inspirato quell’Omero che ripetendo con insuperabile forma le tradizioni volgari della sua patria resta e resterà sempre per tutti modello insigne di sublime poesia. Ai canti popolari attinse Paolo Diacono i racconti che intitola Storia primitiva dei Longobardi, ed altrettanto fecero li scrittori suoi contemporanei, o di non molto posteriori; Michele di Montaigne parlò della poesia popolare con una caldezza di affetto che farebbelo credere nostro coetaneo, egli infatti asserì che: «la poesia popolare e semplicemente naturale à delle ingenuità e delle grazie, per le quali ella si uguaglia alla principale bellezza della poesia secondo l’arte perfetta»2. Voltaire lasciò scritto di avere tradotti molti brani di poesie popolari per giovarsene nel suo Saggio sui costumi, ma che poi li vennero rapiti. A tutti è ben noto che Gualtiero Scott raccolse numerose ballate dalla bocca dei montanari scozzesi. E quella stessa anima antica di Giacomo Leopardi, educato fra i Greci e fra i Latini colla splendida e pura veste dei quali seppe incarnare in modo maravilioso idee e sentimenti moderni ed italiani, quello stesso Leopardi fino dal 1818 annotò le popolari canzoni che vennegli fatto di udire nel suo natal Recanati3.



  1. Della Letteratura; Discorsi ed esempi in appoggio alla Storia Universale. — Tomo I, prefazione, pagina LIV — Torino — Tipogr. Pomba — 1803.
  2. Essais; Paris chez Lefevre — 1834 — pagina 170.
  3. Pensieri inediti del Leopardi, articolo di Emilio Teza publicato nella Rivista Italiana di scienze, lettere ed arti — Anno IV — N. 153 — Torino, 29 Giugno 1863 pag. 404 a 406.