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pre il vivace ed appassionato apostolo, innamorato delle sue teorie e della verità.
In Venezia trovò pure alcuni frati suoi vecchi conoscenti, ai quali si diede a conoscere liberamente, senza per questo gliene venisse molestia.
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Bruno, durante il suo soggiorno a Venezia, se ne andò parecchie volte anche a Padova, desideroso di conoscere le notabilità che tenevano cattedra in quello studio meritamente famoso.
Ivi non insegnò pubblicamente, nè potè assistere alle lezioni del Gallilei, perchè questi, a quell’epoca, ancora non aveva auspicato il corso delle sue teorie sulla mobilità della terra, che dovevano più tardi renderlo tanto celebre e condurlo davanti alle Santa Inquisizione.
Solo diede lezioni private ad alcuni discepoli tedeschi, si occupò qualche poco di astrologia giudiziaria, e sempre, animato dalla volontà del lavoro dettò una nuova opera che porta per titolo Triginta Statuarum.
Il soggiorno più lungo che fece a Padova non superò i due mesi, «quindi, scrive D. Berti, male si appongono quei biografi che asseriscono avere il Bruno fatto quivi lunga dimora e durate persecuzioni per parte del clero.»
A Venezia, Bruno, fedele alla sua promessa, diede subito incominciamento alle sue lezioni presso il discepolo, dal quale era stato con tanta insistenza chiamato dalla Germania.
Ma purtroppo il frate di Nola doveva ben presto