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DI OTTAVIO FALCONIERI 27

nione, per altro ingegnosa, si oppone manifestamente il vedere, che le donne sono vestite di diversi colori, e taluna di esse con vesti fregiate da piè di una lista di diverso colore, e somiglianti a quelìe, delle quali Catullo finge, che fussero vestite le Parche, [In Argonaut.] cosi descrivendole.

His corpus tremulum, complectens undique vestis
Candida, purpurea talos incinxerat ora.

Ad imitazione di Orfeo, appresso il quale le Parche [In Hymn. Parcar..] sono descritte nello stesso modo.

....πορφυρέοισι καλυψάμεναι ὀθόνησι .


È forse di quella sorta, che in una epistola di Gallieno portata da Trebellio Pollione nella Vita di Claudio il Gotico si chiamano Limbatæ. Il che repugna dirittamente a ciò, che appresso i Romani si usava in occasione di mortorj, ed era, che le donne ne’ tempi più antichi vi andavano sempre vestite in nero, e poi sotto gl’Imperatori di bianco, quando cresciuto il lusso nel vestire, per l’introduzione di nuove sorte di vestimenti di maggior prezzo, cominciarono ad aversi a vile, e perciò a stimarsi atti a dinotare il lutto quelli di color bianco, siccome da varj luoghi di Scrittori inferisce eruditamente [Lib. 2. capite 2.
Lib. 6, Fast.]
Giovanni Kirkmanno nella sua opera già citata de’ Funerali degli Antichi. E quanto alle Tibie, era sì vario l'uso di esse, secondo che ne insegna Ovidio in que’ versi.

Cantabat fanis, cantabat Tibia ludis,
Cantabat moestis Tibia funeribus.

Che ciò non è indizio bastante a poter conchiudere, che questa Pittura appartenga a Funerale piutosto, che ad altro. Anzi quando volesse aversi riguardo strettamente all’uso proprio delle Tibie in tale occasione, potrebbe opporsi non avere esse avuto luogo verisimilmente nel mortorio di Cajo Cestio; Imperocchè esse si adoperavano solamente in quelli de’ giovani, argomentandosi ciò da quel verso di Stazio: