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36 DELLE VIE DEGLI ANTICHI

mente la calce; e fatto ciò si appianava con vetti di legno battute fortemente da dieci uomini per volta, cosicchè questo strato terminata la battitura non oltrepassasse la grossezza di un dodranle, equivalente a nove oncie di passetto, come osserva il Barbaro nella sua traduzione di Vitruvio: Statuminibus inductis ruderetur; RUDUS si novum erit, ad tres partes una calcis misceatur, si redivivum fuerit quinque ad duum mixtiones habeant responsum. Deinde RUDUS inducatur, et vectibus ligneis, decuriis inductis crebriter pinsum solidetur, et id non minus pinsum absolutum crassitadine sit dodrantis. Questa operazione dicevasi ruderare. Posto il RUDUS si faceva il terzo strato di frammenti di terra cotta, mescolati con calce nella proporzione di un terzo di calce, e due di frammenti, e questo terzo strato avea sei dita di profondità, e si chiamava NUCLEUS quasi si dicesse il nucleo o l’anima del pavimento. Insuper ex testa NUCLEUS inducatur mixtionem habens ad tres partes unam calcis, uti ne minore sit crassitudine pavimentum digitorum senum. Tutte queste preparazioni prima del pavimento stesso si facevano per impedire che la terra non cedesse, e perchè la via resistesse ad ogni prova:

Ne nutent sola, ne maligna sedes
Et pressis dubium cubile saxis.


e da ciò derivò, che tanto le vie antiche resistessero che ancora dove circostanze estranee non le hanno distrutte esistano come se fossero state lastricate jeri. Sopra il nucleo si faceva il pavimento propriamente detto. Supra nucleum ad regulam et libellam exacta, pavimenta struantur etc. Il pavimento chiamavasi pavimentum, perchè per farlo bisognava pavire terram cioè battere la terra. E siccome per dar scolo alle acque i Romani gli davano una piccola eminenza nel mezzo, quindi dicevasi ancora agger, come da Isidoro al lib. XV. c. XVI. p. 1206. si ricava; AGGER est media strata eminentia, coacervatis lapidibus strata, ab aggere, id est coacervatione dicta, quam historici viam militarem dicunt: e cita il verso di Virgilio nell’Eneide (lib. V. v. 273 ) ut; Qualis sæpe viæ deprensus in aggere serpens. Sopra questo anche Servio dice lo stesso che Isidoro: Agger est mediæ viæ eminentia, coage-