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appunti di numismatica romana 315

mente calcolare col rigore con cui si calcolano le monete moderne e una larga latitudine di tolleranza va sempre ammessa. Ho già osservato altrove come, secondo me, il Kenner fu troppo germanicamente esatto ne’ suoi calcoli e nelle sue valutazioni, quando ha creduto di dover determinare perfino i mezzi assi.

Io, come latino, sono assai più tollerante — altri forse dirà meno esatto; — ma mi pare che nelle induzioni che noi facciamo a tanta distanza di tempo, più che alla rigida esattezza del peso attuale, o se vogliamo, anche dell’antico, quando si tratti di pezzi ottimamente conservati, dobbiamo attenerci alla pratica possibilità, e trascurare di conseguenza le frazioni di asse, perchè non è ammissibile che anticamente se ne tenesse conto nella pratica.

Se dunque siamo disposti ad ammettere che una gran parte anzi la massima parte dei medaglioni è coniata in modo da costituire un multiplo della moneta, perchè ne vorremo escludere una parte? E quale parte escluderemo? Un grande squilibrio, una costante inesattezza di pesi la troviamo e forzatamente l’ammettiamo nelle monete; perchè non vorremo egualmente ammetterla nei multipli? Il vantaggio d’una norma generale e quindi assai più razionale mi pare che debba facilmente vincere questo piccolo scrupolo.

E qui è d’uopo aggiungere un’ultima osservazione, su di un punto di cui forse anche il Dottor Kenner nel suo profondo studio, non ha tenuto il debito conto, ossia la qualità del metallo. È noto come il metallo giallo od oricalco, avesse assai più valore del metallo rosso, o bronzo comune. Basandosi su questo principio, il Prof. Gabrici ci diede nel 18951

  1. Contributo alla Storia della Moneta Romana da Augusto a Domiziano. (Riv. Ital. di Num. Fasc. III, 1895).