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208 a. lisini - di una nuova zecca, ecc.

consegnata a Aldobrandino maggiore: ma morti i due Aldobrandini senza figli, tutta la contea tornò ai fratelli Bonifazio e Guglielmo. Bonifazio premori al fratello e lasciò un figlio chiamato Aldobrandino che risiedette in S. Fiora; Guglielmo invece ebbe due figli maschi. Uno fu quel conte Umberto, ricordato da Dante1, ucciso dai Senesi per la sua grande arroganza, nel castello di Campagnatico. L’altro si chiamò esso pure Aldobrandino e per distinguerlo dal cugino di S. Fiora fu soprannominato il conte Rosso. Esso risiedette sempre a Sovana fino al 1284, anno in cui mori, mentre il padre abitò in Grosseto. Ambedue tennero per parte guelfa e furono avversi ai senesi fino a che il partito ghibellino ebbe il predominio sulla Repubblica, e avversi si mostrarono allo stesso conte Aldobrandino di S. Fiora che parteggiò sempre per i ghibellini.

La moneta che pubblico è di lega e fu fatta coniare dal conte Aldobrandino detto il conte Rosso come rilevasi dalla leggenda. Nel diritto della moneta leggesi + COMES • RVBEV • (Comes Rubeus) e nel mezzo vedesi la croce come è in tutti gli altri denari provisini. Nel rovescio: + SANT • PETRV • (Santus Petrus) in mezzo il protome del Santo con aureola in capo e una grande chiave nella mano destra. Questa moneta fu battuta in Sovana, residenza del Conte, perchè il Santo ivi effigiato è il patrono di quell’antica città.

Non può quindi nascere dubbio che l’altra moneta Aldobrandesca, col nome e l’effigie di S. Fiora, sia stata coniata nel feudo di S. Fiora dal Conte Aldobrandino di Bonifazio, poichè questi due denari appariscono del medesimo tempo.


A. Lisini.               




  1. Divina Commedia: Purgatorio, Canto XI, v. 58-87.