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la zecca di reggio emilia 199

moneta Gio. Battista Cavalli di Mantova, al servizio di quella zecca e medaglista di grido, come il padre Gian Marco1. La coniazione di questi scudi che continuò per tutto il ducato di Ercole II, incornicio dunque in questo tempo.

Di Pandolfo Cervi ci resta una petizione al Comune del 7 gennaio 1536, nella quale esponendo che gli era impossibile proseguire a battere al saggio troppo alto ch’era in vigore, chiedeva gii si concedesse di adottare il saggio di Ferrara altrimenti, come egli aveva fatto tochare cimi mani a qualchuno del magnifico consiglio egli avrebbe dovuto rinunciare all’appalto della zecca secondo le condizioni stabilite2. Come gli Anziani rispondessero al Cervi non ci è noto. Certamente però presero in considerazione la cosa come risulta da una loro lettera in data 15 febbraio dell’anno stesso al conte Aldovrandino Sacrati, uno degli Anziani di Ferrara, colla quale gli chiedevano i capitoli di quella zecca e dalla risposta favorevole del Sacrati che inviava i capitoli stessi3.

Nel luglio del 1538 assumeva l’appalto dei bagattini l’orefice reggiano Giovanni Magnani, dopo qualche tempo che non eransi coniate tali monete. Si stabili che i conii e tutti gli strumenti per la battitura dovessero essere custoditi e si delego a tal uopo Alberto Fossa, soprastante alla zecca, a conservarli, e a consegnarli allo zecchiere solo in caso di coniazione4.

Queste precauzioni e certi capitoli inclusi spesso nei contratti di locazione ci fanno ritenere che il

  1. Umberto Rossi, Gian Marco e Gian Battista Cavalli, nella Riv. Ital. di Num. Anno V, fase. IV, 1892.
  2. Arch. cit. — Carte di corredo alle Riformagioni.
  3. Arch. cit. — Registri delle lettere, 15 febbraio e 6 marzo 1536.
  4. Arch. cit. — Provvigioni, 1538, c. 63, 642.