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La memoria è uno studio piuttosto filologico che numismatico. Prendendo a pretesto le monete romane offrenti il tipo dell’Allocuzione, l’Autore ci descrive uno dopo l’altro i diversi imperatori da Pompeo a Costantino nelle loro qualità oratorie, dimostrando quanto fosse tenuta in pregio l’eloquenza presso i Romani, e quanta parte l’arte oratoria abbia sempre avuto nella storia di Roma imperiale.
Alla lunga serie delle monete d’Allocuzione, pazientemente e diligentemente raccolte e citate dall’Autore, ci permetteremo di fare un leggero appunto; osservando come in essa furono inavvertitamente collocate alcune monete, le quali, quantunque offrano una certa analogia di tipo con quelle d’Allocuzione, pure a tal fatto non si riferiscono. Le quattro monete citate al regno di Trajano non rappresentano già l’imperatore in atto d’arringare i soldati, bensì i soldati in atto d’acclamare Trajano imperatore per la settima, per la ottava e per la nona volta (IMPERATOR VII. VIII e VIIII). I tipi s’assomigliano alquanto; ma i fatti rappresentati sono ben differenti, e le monete dovremo chiamarle d’Acclamazione non già d’Allocuzione. Del resto nessuna moneta d’Allocuzione era finora conosciuta sotto il regno di Trajano: la prima e l’unica viene pubblicata in questo stesso fascicolo della Rivista. (Vedi Appunti di Numismatica Romana, XXI. moneta N. 12 e Tav. I. N. 4).
L’Autore passa in erudita rassegna i diversi cambiamenti, avvenuti nella latina scrittura, quali risultano dalle monete; raddoppiamenti di consonanti, cambiamenti di vocali, contrazioni, abbreviazioni, dittonghi, ecc., ecc. Se però tutto è esatto ciò che è di fatto ed è documentato dalle monete o dagli scritti antichi, non possiamo dire che altrettanto sia accettabile senza discussione ciò che è semplicemente frutto dell’induzione. Citiamo l’asserzione che i latini pronunciassero il c duro, ossia come il k. L’asserzione non è suffragata da alcuna prova (nè vale quella che il c alle volte si scambiava col k davanti alla vocale a come p. es. Karus per Carus, essendo ben diverso il caso davanti alle vocali e o i). Noi Italiani, che, come i figli primogeniti, o come i più stretti in parentela cogli antichi romani, ci vantiamo con qualche ragione d’essere i più fedeli continuatori della