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132 | necrologie |
su questa zecca fino ad oggi. L’opera è distesa in dodici capitoli e tratta la storia dell’officina pavese dall’epoca romana fino a Carlo V, sotto il triplice aspetto storico, economico ed artistico, ed è corredata da non pochi documenti nuovi.
Le numerose monete inedite pubblicate dall’autore sono tolte in gran parte dalla sua stessa colleziono, la quale, per la parte che riguarda Pavia, è certamente la più bella e completa fra tutte le collezioni pubbliche e private. Egli non trascurò però le altre raccolte, e un buon contingente gli fornirono quelle pubbliche di Milano, Roma, Torino, Pavia, Parma, molte private italiane, nonchè qualcuna estera.
L’opera è arricchita di 12 magnifiche tavole, opera del Kunz.
Sono due interessanti monografie, che fanno appendice all’opera sulle Monete di Pavia. Nella prima, l’autore restituisce a Rotari re dei Longobardi, il celebre tremisse del Museo di Brescia, sul quale avevano discusso a lungo il San Quintino ed altri numismatici, proponendo varie attribuzioni.
Nella seconda, pubblica il fiorino d’oro di Filippo Maria Visconti Conte di Pavia. L’importante moneta, trovata in quell’anno 1887, è finora unica, e si trova nella sua collezione.
È una interessante e ragionata descrizione di due ripostigli, composti in gran parte di denari e denari mezzani delle zecche di Pavia, Brescia, Mantova, Cremona, Asti, Milano, Genova, Parma, Como, ecc.
Le monete più importanti del ripostiglio sono due imperiali di Galeazzo Visconti per Piacenza, dei quali si conoscono pochissimi esemplari.
In questo importantissimo studio, che forma una seconda Appendice all’opera sulle Monete di Pavia, l’Autore descrive un tremisse affatto inedito e sconosciuto col nome di Desiderio, e colla leggenda flavia sidrio, proponendone, dopo molte considerazioni storiche, filologiche ed epigrafiche, l’attribuzione alla città di SUTRI (Sutrium, Sudrium).
In questo piccolo lavoro, il primo pubblicato nella presente Rivista, l’Autore distrugge con validi argomenti l’attribuzione alla zecca di Pontestura, proposta dal Maggiora-Vergano, di una monetina già pubblicata dal Promis, come appartenente alla zecca di Casale. — Dopo tale pubblicazione viene confermata la giusta attribuzione fatta dal Promis, e il nome di Pontestura fu cancellato dal novero delle zecche italiane.