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72 luigi a. milani

poteva arguire dal quadrilatero visto dal Mionnet (Méd. rom., I, p. 1), esibente da una parte il parazonio e dall’altra l’aquila con la folgore; ma che il quadrilatero col pegaso si associasse a quello col tripode, solamente potevasi desumere dal prezioso frammento del Kircheriano proveniente dal ripostiglio di Vulci (Garrucci, tav. XV, 2 = Carelli, tav. XXXIX, 2), il quale da un lato offre un avanzo del tripode (due anelli e parte del lebete), e dall’altro, come ha bene ravvisato il Garrucci, l’estremità dell’ala del pegaso, se non quella dell’aquila.

I nostri tre esemplari col tripode hanno poi un interesse tutto speciale per le differenze tecniche, stilistiche e metrologiche esistenti fra loro, ed in parte da me già notate (v. sopra p. 34-35).

II pezzo indubbiamente più antico è l’esemplare n. 2 (tav. II-III), il quale pesa gr. 1830,6, quindi poco più di quattro mine attiche soloniche1 (tetramma campaniano; gr. 1746,4); troppo al disopra di cinque libre romane (gr. 1637,25) o troppo al di sotto di sei libre (gr. 1965,70).

Se consideriamo il maggior peso portato dalla subbollitura od escrescenza ossida del bronzo (v. p. 34, e tav. ni), e teniamo conto del fatto, che fu perfino ritagliato internamente il codolo, con lo scopo evidente di regolare sulla bilancia il peso riuscito soverchio nella fusione2, possiamo

  1. Hultsch, op. cit. ragguaglia la mina attica a gr. 436,6.
  2. Notisi bene: la particolarità del codolo più o meno tagliato o tosato, è un coefficiente metrologico tutt’altro che trascurabile. Tanto nell’aes signatom quadrilatero, quanto nell’aes grave librale e di riduzione legale, mediante la tosatura del codolo si correggevano le differenze ponderali inevitabili della fusione. Messo il pezzo sulla bilancia, veniva regolato il suo peso, per quanto si poteva esattamente, tosandolo nel codolo in ragione del peso campione, come si fa, del resto, anche oggi, specie con le verghe di metallo prezioso.