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un tallero di maccagno 373

negli stemmi o nelle leggende del dritto, o nel motto del rovescio. Cosi, a cagion d’esempio, Scipione Gonzaga imitò questo tallero nella sua officina di Bozzolo, ma al solito motto del rovescio, sostituì l’altro: VICIT • LEO • DE • TRIBV • IVDA • Lo stesso cambiamento di motto fu prescritto al suo zecchiere di Loano da Gio. Andrea III Doria1. Di questo principe abbiamo un tallero uso Brabante, pubblicato dall’Olivieri2. Nel dritto di questo leggiamo distintamente il nome del principe e vediamo, tanto nel dritto quanto nel rovescio, l’emblema dell’aquila imperiale, che figura su tutte le monete dei Doria. Il tallero del Brabante fu imitato anche dai Mazzetti di Frinco3, ma questi pure vi fecero una importante modificazione, sostituendo allo stemma del leone rampante, nel dritto, quello della loro famiglia, e cosi via dicendo.

Il Mandelli invece, imitando il tallero del Brabante, volle avvicinarsi a quel tipo fino nella leggenda del dritto. Nella prima metà di essa egli copiò, finché fu possibile, quella della moneta olandese, e nella seconda metà, dovendo pur mettere qualche cosa che gli fosse personale, continuò la leggenda colle più strette abbreviazioni, senza dubbio per impedire che si potesse in alcun modo assodare da quale officina fosse uscita quella moneta di titolo cosi basso. Infatti la leggenda usuale dei talleri del Brabante di quest’epoca è la seguente: MO • ARG • PRO • CONF • BELG • HOL . (GEL • o TRAI • o ZEL, ecc., secondo la provincia). Il mio tallero dunque, imitando questa leggenda, incomincia

  1. Olivieri A., Monete, medaglie e sigilli dei principi Doria che serbansi nella biblioteca della R. Università ed in altre collezioni di Genova. Ivi, 1868; in 8 Pag. 77-78.
  2. Olivieri, Op. cit. Tav. IV, 4.
  3. Demole E. Op. cit., pag. 17-18, tav. X. 6.