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Petrarca, d’Ariosto, di Tasso, di Alfieri, di Metastasio, il busto di Monti. Un coro di Genii, nei quali erano simboleggiati l’Estro, l’Immaginazione l’Armonia, la Poesia tragica, la lirica, e l’epica piangono, afflitti dalla perdita del poeta; quindi scendono personificati il secolo decimottavo ed il decimonono a contendersi chi debba posare la corona di alloro sul capo di lui; ma mentre dura la gara, in più alta ed elevata sfera appare raggiante l’Eternità, che tolto ad essi di mano l’alloro “lo ripone riverente su quell’omerica fronte” . La Pasta, che sosteneva la parte dell’Eternità, in quell’atto solenne pareva che “traesse dall’alto un’ispirazione novella, tanta era la nobiltà del suo atteggiamento, si grande l’espressione del suo sguardo, si caratteristica la mossa del suo volto.”

L’azione era stata immaginata, e vestita di bei versi, da un giovane che il Monti aveva “prediletto li qual figlio” e che già dava grandi speranze di sé — Andrea Maffei.

In quella sera memorabile, alla nostra Giuditta veniva presentata la seguente medaglia:



Mm. 34.

D/ — GIUDITTA PASTA – 1829

Busto a sinistra.