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le medaglie di giuditta pasta 529

plausi senza fine, versi, epigrafi, e marmi che rammentassero la fausta data1.

Non è dunque da meravigliarsi se all’Esposizione di Brera di quell’anno troviamo il busto di Giuditta Pasta vicino a quello di Vincenzo Monti, e di Cesare Beccaria. Tutti e tre opera di Pompeo Marchesi. Il primo, commissione della Società del Giardino, che ne fregiava le sue sale dove ancora si vede; il secondo, destinato dall’Accademia dei Filodrammatici ad ornare l’atrio del teatro pel quale tanto si era adoperato l’autore della Basvilliana. L’uno e l’altro, soggetto di versi a Felice Romani2.

Il 5 dicembre 1829 ai Filodrammatici, scrive il Pezzi nella sua Gazzetta, “la bellezza e le grazie, il sapere ed il senno, la giovinezza e l’età matura, con tutti i più nobili sentimenti inspirati dalla circostanza, si dieder la mano per concorrere a rendere brillante e magnifica” l’inaugurazione del busto di Vincenzo Monti, “Il teatro illuminato a giorno schiudeva allo sguardo il più vago ed il più variato spettacolo che onorava ad un tempo la città nostra e quelli che prendevano a cuore di si degnamente apprestarlo3.”

Al finire della recita dell'Aristodemo calarono nubi che s’addensarono sulla scena, ma dissipate al tocco di armonici concenti, scoprirono un tempio nel quale spiccava in mezzo a quelli d’Omero, di Dante, di

  1. Per Giuditta Pasta. — Versi ed epigrafi, Como, Ostinelli, 1829.

    Diede occasione quello spettacolo ad uno sdegnoso sermone di Cesare Cantù, pubblicato nel 1832.

  2. Felice Romani: Poesie Liriche. Milano, 1888, pag. 47 e 55. Videro la luce la prima volta pei tipi del Rusconi, Milano, 1829: Pei busti di Vincenzo Monti e di Giuditta Pasta e per altre sculture di Pompeo Marchesi. — Canzoni tre di Felice Romani.
  3. Gazzetta di Milano, 7 dicembre 1829.