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rivista di cavalleria 496


La risposta più eloquente ce l’ha data la stessa Commissione incaricata di studiare il nuovo regolamento, Commissione la quale pur essendo composta di elementi non certo sospetti di soverchio amore all’antico, lavorò sapientemente di lima e non di martello, convinta che a così breve distanza dalla pubblicazione dell’ultimo, e senza avvenimenti che sieno venuti a gettare nuova luce sull’impiego della cavalleria, non fosse proprio il caso di introdurvi radicali riforme col disconoscere o scostarsi troppo da tutto ciò che è ancora tenuto in grande onore presso le migliori cavallerie d’Europa. Che cosa dimostra questo fatto?

Dimostra chiaramente che fra gli egregi membri chiamati dalla fiducia del nostro Ispettore a compiere il non facile lavoro non si dimenticò mai che il vero mandato non era quello di pubblicare un trattato d’equitazione con sviluppo più o meno sensibile di questa o quella branca a seconda delle simpatie o vedute personali di questo o quel membro, ma di compilare un regolamento il quale, pur contenendo tutto l’indispensabile, ma nulla più dell’indispensabile, riuscisse come una guida pratica per l’istruttore, breve, chiara, concisa.

Dimostra che la Commissione non dimenticò mai che un reglamento militare, perchè riesca tale, non deve avere per base i soli dettami dell’esperienza di chi eccelle in questo o quel sistema, o ramo d’un dato sistema, ma rappresentare la somma delle numerose esperienze fatte in armonia con tutte le branche dello scibile militare. (V. Ancora e sempre non esageriamo).

Dimostra, infine, che non dimenticò mai che in arte1 il vero progresso non è dato dai bruschi mutamenti, ma dal trasformarsi e perfezionarsi delle teorie basate sopra i principii immutabili che l’esperienza, lo studio e le opere dei maestri, che ci precedettero, hanno posto a base dell’arte che si vuol fare progredire coi tempi.

Fu certamente colla scorta di questi criteri che la Commissione studiò, lavorò e pubblicò il nuovo regolamento e quando si consideri che fra quei membri taluni, se non tutti, avevano in fatto d’equitazione idee e vedute speciali, giustificate, anche, da successi personali invidiabili, fu veramente gran merito il non essersi lasciata trascinare da ideali giustificati solo da parziali, per quanto ottimi, risultati che la massa non può raggiungere.

Ciò premesso, credo non andar errato esprimendo l’intima convinzione che il nuovo regolamento, salvo insignificanti dettagli

  1. L’equitazione è e sarà sempre un’arte.