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Ancora sull’Iniziativa ed autonomia degli squadroni




L’autore dell’articolo Iniziativa ed autonomia degli squadroni?1 si mostra non contrario, anzi conferma o col silenzio secondo il proverbio, o con parole per noi lusinghiere (delle quali vogliamo prima d’ogni altro dichiararci soddisfatti e grati) tutto quanto svolgemmo nel secondo fascicolo di questa liberale rivista.

Ciò che l’A. — così conveniamo di chiamarlo semplicemente a causa della lunghezza ed omonimia dei vari scritti — dice in proposito nel fascicolo passato, avrebbe potuto in gran parte essere di utile complemento al nostro lavoro; e se non accennammo alla necessità di una rigorosa selezione non fu già perchè non ce ne sia balenata l’idea, sì bene perchè crediamo non possa nè dirsi illuminato, nè essere spietatamente severo un giudizio, se il giudicando non ebbe modo di esplicare le proprie attitudini — Noi ci associamo dunque pienamente a quanto l’A. espone circa la compilazione delle note caratteristiche, e lo scarto inesorabile dei non idonei, specie in cavalleria per la quale manca lo sfogo di posizioni sedentarie, ove ufficiali non atti al servizio nelle righe possano rendersi ancora utili. Ma crediamo però che il criterio per tale eliminazione, debba avere ausilio e suggello nei fatti, ossia nelle prove che il capitano darà, quando sarà libero nei suoi movimenti e perciò responsabile pieno degli effetti di essi.

È dunque una questione di precedenza che divide noi dall’A., ma è questione che si riaffaccia ad ogni periodo, ritorce ogni argomento e ci lascia in un circolo vizioso, dal quale non s’esce senza spezzarlo. Così quando l’A. ci dice che sono gl’inetti, i semplici esecutori di ordini, le così dette brave persone che incosciamente fanno causa comune cogli accentratori, noi rispondiamo: Benissimo, verissimo; ma tutta codesta categoria di persone, che sussiste cogli accentratori e non raramente ne gode stima e fiducia, cadrebbe invece naturalmente nel baratro della propria insufficienza non appena le mancasse guida e sostegno.

E così quando dice: «A pesare giusto ci vogliono le subitanee ed

  1. V. fascicolo III di questa Rivista.