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Il I. Congresso della Società italiana per il progresso delle Scienze è stato inaugurato a Parma, con grande solennità, il 23 settembre 1907.
Il presidente Vito Volterra ha letto il discorso d’apertura, illustrando i due aspetti esterno ed interno del progresso scientifico.
Questo discorso sarà pubblicato nel prossimo fascicolo della Rivista.
Il lavoro scientifico del Congresso segna un’attività promettente del pensiero italiano. Citiamo in ispecie: le tre conferenze generali a sezioni riunite, di Ciamician «La Chimica degli organismi», Foà «Il significato biologico dei tumori», Pantaleoni «Quarant’anni di storia dell’Economia»; inoltre i discorsi d’apertura delle singole sezioni, fra cui ricordiamo il discorso sintetico del Righi «Vedute moderne intorno alla costituzione della materia», quello storico del Paternò sui «Congressi scientifici in Italia», quello del Fano sui rapporti fra «Chimica e Biologia» ecc.
Notevoli anche le relazioni presentate; p. es.: il rapporto sulla massa elettro-magnetica del Levi-Civita, quello sull’insegnamento della Matematica del Vailati, ecc.
Si è rammaricato soltanto che la contemporaneità delle riunioni sezionali abbia impedito, a molti che lo desideravano, di partecipare più largamente alle discussioni svolte in quelle su problemi d’ordine generale ed importante.
A questa considerazione si riattaccano le due tendenze intorno alla organizzazione della nuova Società delle Scienze, che si manifestarono nella discussione dello Statuto.
L’organismo ideato dal Comitato ordinatore, cioè la divisione in sezioni, parve ad alcuni non rispondente a quell’ideale di unità della Scienza, che ispirò gli stessi promotori e che costituisce la ragion d’essere del nuovo sodalizio. Si proponeva perciò di abolire le sezioni corrispondenti alle discipline particolari e formare soltanto delle grandi classi, che comprendano, p. es.: le scienze fisico-matematiche, biologiche e sociali. Il Congresso statuì una divisione in classi generali, ma mantenne la suddivisione in sezioni, perchè le esigenze differenti del metodo prevalsero nell’opinione di una debole maggioranza.
Le due tendenze sopra accennate s’incontrarono ancora in un’alta questione di principio, quando si trattò di costituire il Comitato scientifico in cui risiederanno i poteri della nuova Società. Si proponeva da una parte che questo Comitato comprendesse, insieme alla Presidenza generale, i presidenti delle singole sezioni, dall’altra che in luogo di questi ultimi vi entrassero dei membri eletti dall’intiera Società. Si voleva per tal modo affermare il principio sintetico unitario, anche nella forma giuridica del sodalizio.
Il Congresso venne ad una costituzione intermedia, ponendo una Giunta eletta dall’intiera Società accanto ai presidenti delle sezioni.
Infine le elezioni delle cariche, in cui il presidente Volterra ed il segretario Sella ottennero l’unanime suffragio dei soci, provarono che la divergenza di vedute portava soltanto sui mezzi e non negli scopi; insomma la Società si è affermata come un organo di reazione al particolarismo scientifico.
Prima di sciogliersi, la Società designò Firenze come sede del prossimo Congresso, che si terrà nel 1908.