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di cino rinuccini | 7 |
Quel dolce lume, che mi gira e volve
Pure in se stesso, e l’aer del bel viso
Gentile, onesto, e l’angelico riso
4Ch’ogni dolcezza e leggiadria involve,
È quel che vil pensieri in me risolve
Come cereo corpo in foco miso,
E dove lo ’ntelletto ho sempre fiso,
8Finchè sotterra sarò trita polve.
Or ben vorrei con questa debil penna
Consecrare il suo nome e farlo eterno,
11Ma mancami scïenza, ingegno ed arte.
E ’l mio signor sorridendo m’accenna
Dicendo; io veggio bene e chiaro scerno
14Che annoverresti pria le stelle sparte.
Altro non contempl’io se non quel sole
Ch’è fra le donne un sì altero mostro,
E cui non fregian perle o oro o ostro,
4Ma virtù ornan sue sante parole.
E di me stesso assai forte mi dole,
Dopoi che ’l debil mio povero inchiostro
Non può descriver, quel che ’l mondo nostro
8Non pure onora, ma adora e cole.
Divin poeti, Virgilio e Lucano,
Ovidio, Stazio, e tu fiorentin Dante
11Insieme col Petrarca e Claudiano,
Perchè non siete voi all’opre sante,
Sicchè cantassi il viso più che umano,
14Che fece il mondo e ’l cielo sì ammirante?