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ed ha tre volte la ripetizione, iniziale nei versi, di un: — cosi mi... — che è retorica ed insignificante ed un verso:

che ’n fra le braccia me’ vi posso avere...

ruvida rivelazione amorosa poco adatta a la squisitezza di Guido quando pur anche canta il desiderio della sua umana sensualità. Alcuni quindi di questi sonetti sono evidentemente spurii e quì già sono adespoti, mentre nessun altro codice li attribuisce a Guido, ed abbondano tutti di imagini, in cui si stempera un unico concetto, ed il 9 ha tutte le rime ripetute1 ed il 2° parla dell’orgoglianza della donna non relativa a l’umiltà della donna di Guido e nel 12° l’imagine di una tigre ricorda la serie di sonetti di Chiaro Davanzati. Tutte queste incoerenze con l’arte di Guido, unendosi al fatto che pure il menante di M’a premise la rubrica soltanto ai due sonetti veramente autentici, vogliono che criticamente i sonetti sieno lasciati come apocrifi. Ne daremo però la copia in appendice per raddrizzare la errata lezione che ne trasse l’Arnone.

Il sonetto a Guittone d’Arezzo, attribuito al Cavalcanti da Ca e Bart, io credo si debba escludere, oltre che per le ragioni addotte da l’Ercole, anche per il fatto, ch’esso non si trova in Ra, che rappresenta la revisione del Borghini per le stampe di rime inedite derivanti da Ashb. 479 e da un codice x Bartoliniano2.

Il sonetto — Poi ch’aggio udito dir dell’om selvaggio — dato da Ca a l’Orlandi e da Va, UBa a Guido Cavalcanti, pure sembra doversi attribuire al primo3. Si noti che più spesso abbiamo rubriche errate in Va che in Ca, il quale serve anzi a correggere gli errori di attribuzione di Va anche nella ballata:

e nei sonetti:

nei quali due ultimi la lezione di Va concorda quasi del tutto con quella di Ca, onde sembrano non provenire da varia fonte. Tutti gli altri codici appoggiano la attribuzione di Ca. Il sonetto in questione ha, oltre ad una remissività pacifica non conforme a l’anima del Cavalcanti, le due prime quartine sostenute sopra

  1. Per le quartine: flore - posto: per le terzine: faccia, - gente, - danno.
  2. Ringrazio di cuore publicamente l’illustre prof. Michele Barbi, che volle comunicarmi i resultati degli studi suoi su i codici Bartoliniani. Ringrazio ancora l’amico mio carissimo professor Mario Grandi, che mi fu intermediario e rivide altre volte per me lezioni dei codici fiorentini.
  3. Vedi: Ercole: op. citata.