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canzone. Pure questi tre ultimi codici furono dimenticati da gli editori precedenti.
M’a Marciano Cl.: IX cod. CXCI1.
M’b Marciano Cl. IX cod CCCLXIV2.
M’c Marciano Cl. IX cod. CCXCII. - Rappresenta con UBb. Berg. Nap. Cors. il manoscritto Bartoliniano.
M’d Marciano Cl. IX cod. CCIII.
M’e Marciano fondo Zanetti LXIII.
M’f Marciano Cl. IX cod. CDXCI. - Non visto da l’Ercole. Cartaceo del sec. XVI. Contiene di Dante la «Vita Nuova» e rime sparse fino a f. 67. Qui in fianco il nome di Guido seguito da le rime. È in tutto di f. 86 più 4 non numerati. Ha la numerazione moderna: le iniziali sono colorate fino a f. 62: poi c’è il posto vuoto: un breve spazio sta fra i vari componimenti. Ha uno sbaglio di numerazione in causa della legatura fra f. 32 e 37. Diviso in sette fascicoli letterati dimostra somma cura di trascrizione: sul finire dei fascicoli c’è il richiamo con il mezzo verso iniziale del fascicolo seguente:

f. 67 - Donna mi prega perch’io voglia dire
» 69 - Se m’hai del tutto obliato mercede
» »» - La forte e nova mia disaventura
» 69b - Veggio ne gli occhi della donna mia
» »» - Poi che di doglia cor convien ch’io porti
» 70 - Quando di morte mi convien trar vita
» 71 - I’ prego voi che di dolor parlate
» 71b- Gli occhi di quella gentil forosetta
» 72b - Io non pensava che lo cor giamai
» 73b - Era in penser d’amor quando trovai
» 74b - Per gli occhi fiere un spirito sottile
» 75 - Morte gentil remedio dei cattivi
» »» - Poi che pegli occhi mi passaste il core

  1. Casini, op. cit. XXVII.
  2. Così è il numero vero del codice, non CCCIV come disse l’Ercole. Il codice M’a di Antonio Mezzabarba (1509 di Maggio) presenta uguaglianze con M’b; ma non è vero ciò che l’Ercole affermò, che la stessa mano lo scrivesse. M’b anzi è di varie mani e miscellaneo ed omette le cinque canzoni che M’a porta dopo le due prime e sono evidentemente apocrife, ed omette i due ultimi sonetti. I sonetti, più certamente autentici, sono accettati in M’b tranne due che sono in M’a confusi con gli ultimi spuri. Certo i due codici mostrano nella lezione una provenienza unica, ma nel primo verso della prima canzone essi differenziano. M’a non deve aver ricopiato da M’b, perchè ciò sarebbe in contraddizione con la dichiarazione del Mezzabarba che parla di «antiquissimi libri» a cui attinse ed M’b è per la grafia con ogni probabilità posteriore ad M’a. Si dovrà quindi ammettere che M’b rappresenti una delle origini di M’a, origine molto più sana per le rime del nostro che non le altre cui attinse M’a, poichè da M’b sono escluse tutte le rime apocrife, e che da questo originale comune, parziale per M’a, totale per M’b, il primo traesse soltanto la lezione corretta ed il secondo riproducesse errore e correzione. A ciò non contraddicono le parole del Mezzabarba, che dice di aver trascritto «nulla mutando».