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credere manoscritti chi ricordi le frequenti originarie legature, dirò meglio coperture, lignee di tanti fra i volumi stampati nel quattrocento. Dirò anzi che mi fa pensarli non manoscritti ma stampati, e con tipi molto chiari, il vedere che anche gli autori del nostro inventario riescono a leggerne i nomi, e ne hanno qualche conoscenza, come di nomi csthucs. Comuncuc sia, certo è che co’ 616 della somma finale darebbero appunto gli 800 circa del Rossetti; ma dove saranno andati a finire? Più facilmente si spiega l’omissione dei 181 livres regie, payemens, ecc. Forse i descrittori s’accorsero che era tutta roba dell’archivio e in quello la riposero.

Il nostro inventario descrittivo lascia dubbio sul numero, non sull’esistenza di manoscritti venduti all’asta del 18 maggio 1803. Ventun frammenti sono espressamente indicati, e dovevano essere unità abbastanza cospicue per imporsi a descrittori come i nostri (31). Il dubbio poi non riguarda solo quelli indicati confusamente come parte delle SS cruvres diverses, ma anche quelli che poterono e, a mio avviso, dovettero trovarsi, sebbene non indicati, negli altri gruppi. Non si possono, parmi, trascurare certe analogie tra le indicazioni del nostro inventario e quelle del Peyron là dove parla dei manoscritti bobbiesi da sé veduti. 11 nostro registra jy anciens ecclesiastiques e 26 de scniions; il Peyron dice che i suoi manoscritti constavano in massima parte (frase certo ’ esagerata) inissalihis, leciionariis, anliphonariis, breviariis, Jiomeliariis. L’inventario: 29 libri d’anacorè tes, q 46 peti ts livres spiriiiiels; il Peyron: codices Italici res asceticas et gesta Ereniitariini exponeiites.

L’inventario: 18 de maticre de confessions; il Peyron: