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FRECCIATE.



Testa irsuta, ampie spalle, ibrida e tozza
     Persona, in canin ceffo occhio porcino,
     Bocca che sente di fiele e di vino,
     4Se morde, onora, se blandisce, insozza.

Mevio da un soldo, Orazio da un quattrino
     Che ad arte di musaico i versi accozza;
     Or Cerbero che i re squarta ed ingozza,
     8Or di gonne regali umil lecchino.

Tale è costui che la musa baldracca
     Sbuffando inchioda, ed inquinando ammazza
     11Sopra a latina prosodia bislacca.

La fama, che con lui fornica in piazza,
     Posto il trombon fra l’una e l’altra lacca,
     14A’ quattro venti il nome suo strombazza.

II

Odia i luoghi comuni la contessa:
     Come fa dunque a non odiar sè stessa?

III

La grande arte di Fidia e di Canova
     Ai morti che ritrae dà vita nuova;
     Gino, scultor d’eterogenea razza,
     L’arte sua capovolge, e i vivi ammazza.
                    Ciò saputo e premesso,
                    Chieder mi sia concesso:
     Chi il busto gli ordinò del vivo Ilario
     Uopo avea d’un artista o d’un sicario?


IV

— Sai la nuova stupenda?
          Han dato la commenda
          Al professor Buzzone!
— Soltanto la commenda?
          Io lo credea da un pezzo Gran Cordone!


V

                              Giovincelli,
                              Saccentelli,
                              Finocchielli,
          Nati apposta per rompere i corbelli.
          5Li sprezzi e ridi? Metton fuor li ugnelli.
          Lor mostri i denti o i dindi? Eccoli agnelli.

VI

Stavo per dimandar: Ma chi l’ha fatto,
     Povero Umberto, questo tuo ritratto?
     Quando il mio curioso occhio distinse
     Questa scritta dappiè: Bresci dipinse.


VII

Tu scrivi che il Carducci è un’ardua quercia
     Che i fruttiferi rami all’aria spande....
     E chi tel può negare, anima lercia,
     Se ingrassato ti sei con le sue ghiande?

VIII

          — O come? Un giornalista libertario
                    Inneggia a Lio, poeta autoritario?
          — E perchè no? rispose Scannabue:
                    In fondo sono anarchici ambedue:
5Con odio atroce e accanimento immenso
     L’un dà la caccia a’ Re, l’altro al Buonsenso.


IX

 
Chi piaggia il vulgo reo, de’ buoni a danno,
     Servo è che aspira a diventar tiranno.


X

 
Son broda i versi tuoi, bofonchia Ciacco
          E nel vin tuffa il grifo impertinente.
Ma se tu ancor ne brontoli, o vigliacco,
          Ben deve la mia broda esser bollente.


XI

 
Popol, che per amor d’ozio e di pane
          Tien fede all’oppressore, è popol cane.


XII
A UN RIMATORE SOZZO
CHE RIPETEA LA FRASE D’UN MIO NEMICO

Sono polpette di lesso avanzato
     I miei versi, tu dici, e forse è vero;
     Ma di lesso avanzato al padre Omero,
     4Al buon Virgilio, a Dante ed a Torquato.

Io ci ho tolto i grasselli e l’ho tritato,
     E senza intrugli, nè untume straniero,
     N’ho cavato un intingolo sincero,
     8Non difficile al corpo e al gusto grato.

Ma le polpette tue, cuoco maiale,
     Di vomito son fatte e d’escrementi
     11Di bagasce ebbre e di bertoni lurchi;