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oggi proclamarne la nullità e la violazione armata dalla Cancelleria di un Governo regolare?

Dalla Civiltà Cattolica e dall'Armonia mi si dirà che io però, trovandomi Presidente del Consiglio, ho rotto un Trattato. È vero. — Il Concordato.

Ma bisognava o abolirlo, o negare il diritto che ebbe il re Carlo Alberto di promulgare lo Statuto ed il Piemonte di accettarlo, e farne sua Legge. Il Concordato non era firmato da uomini eletti dalla maggioranza del paese, e perciò investiti da essa dell’autorità d’impegnarsi per lei: e fu abolito dopo esaurite tutte le forme di supplicazione onde Roma conoscesse le nuove necessità dello Stato: ma la Curia Romana cui altresì, e meglio, si può applicare l’espressione del popolano fiorentino, oppose all’evidenza delle nostre ragioni un inesorabile rifiuto; ed ho ferma fiducia che questo caso sarà uno di quelli de’ quali la storia, come l’opinione pubblica, concederanno piena amnistia.

Egli è poi evidente che, lasciando ad ognuno il punto di vista suo proprio, non è mai un bene per un governo il dovere assumere la responsabilità di simili atti; ed è un male grande poi se mostra compierli senza ripugnanza. O l’opinione è un fantasma del quale non è da curarsi, o bisogna riconoscere, che avendo l’Italia molti nemici come accade a chi sale a spese di tanti che son costretti a scendere, è bene cercare ausiliari ed amici e tenerseli di conto. Ora qual miglior ausiliare dell’opinione? Qual amico più sicuro del credito? Machiavelli non era scrupoloso, eppure che cosa diceva 300 e più anni fa? e che cos’era il credito nel XVI secolo a fronte di quello creato dalla pubblicità nel decimonono?