Pagina:Questioni Pompeiane.djvu/9


- v -

le inesattezze, e gli sbagli anche vergognosi dei primi, con tutta la luce dei tempi, in che ora si scrive. Con questa supellettile, qui aliquid scire videntur tamquam iudices timeri volunt, e disputano d’ogni maniera di sacra e di profana antichità, giovani imberbi. Così si rovina, e non si edifica: onde ottimamente Nevio al suo proposito, che fa bene anche al nostro: (Cic. De Senect. 6).

Cedo, qui vestram rem publicam tantam amisistis tam cito?     e risponde:

Proveniebant oratores novi, stulti, adolescentuli.

L’Archeologo deve essere uomo di profondo e retto giudizio, di studii lunghi e maturi, che abbia l'abito di ben meditare il suo tema, che abbia la forza di elevare, e di collocare al suo posto quel gruppo di circostanze che accompagnano il subietto; e però che sia buon filologo, che conosca la storia delle arti, che non ne ignori le leggi, che ne abbia una ragionevole esperienza: perocchè in tutte, ma nell’Archeologia sommamente, è intollerabile una mezzana erudizione: imperitum et indoctum omnino esse praestat, quam semiperitum et semidoctum.

Fra gli studii archeologici che ponno farsi nella Campania primeggiano senza verun dubbio quelli di Pompei ed Ercolano. Laonde ogni trattazione, che tende ad isviluppare alcun nodo in obietti sì complicati, è un vero servizio, che si rende al nostro bel paese, visitato di continuo da persone,