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no però la maremma faceva seno, sicché potè scrivere Plinio il giovane, che stando Plinio suo zio in Stabia, era diviso da Pompei per un seno di mare, che vi correa tramezzo: Stabiis erat, diremptus sinu medio; nam sensim circumactis curvatisque littoribus mare infunditur (L. VI, ep. 16); è ne fan fede gli spessi alberi di nave, che si vanno scavando di tratto in tratto nel fondo Messigna (vedi la relazione negli annali civili di Napoli anno 1835, 27. segg. cf. Capasso, Mem. Storico-Arch. della penis. Sorrent. p. 6.). Il suolo di oggi è elevato un trentacinque palmi napolitani sull’antico più basso, lo che ci fa appena intendere, che essa era fabbricata una volta al ridosso di una collina, e sul pendio in declivio.
Come fu interrata Pompei.
La narrazione del nuovo incendio di questo Vulcano e le circostanze dell’interrimento di quelle città, che erano poste attorno alle sue radici dalla parte di mezzo giorno, e di ponente, sono note a tutti i lettori delle due epistole, la decima sesta, e la vigesima, che Plinio scrive a Tacito (libro sesto). Contro di una testimonianza così autentica, che viene inoltre corroborata da tutti gli scrittori, che parlano di questo avvenimento, levossi già Carmine Lippi, ed in un libro che divulgò nel 1816 col titolo «fu il fuoco o l’acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano» sostenne la scoperta, che Pompei era stata sepolta e sotterrata da un’alluvione.