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male, tradiscono gli interessi proprj e quelli dello Stato. E non si è se non nel concorso degli Elettori a prender seria parte in quest’atto rilevantissimo della vita politica, e nell’impegno che essi pongano a seguire in esso i dettami della propria coscienza, guardandosi diligentemente da ogni estranea suggestione, che è riposta la salvezza dello Stato.

Ma chi è mai, che colpito da un morbo o da una lite sia così indolente, che non ricorra all’arte medica o legale, o così incauto, che non ne cerchi il più perito per assicurare la sua salute ed i suoi interessi? Chi è quegli, che affiderebbe il mandato e l’arbitrio di decidere della propria sorte ad una persona ignota, o che non meritasse per onestà e per senno piena stima e fiducia? E poi vi sarà fra gli Elettori, chi vedendo la patria in pericolo non cerchi d’inviare al Parlamento chi la difenda, o arrischi la sorte di un’intera Nazione coll’investire gli immeritevoli del mandato di rappresentarla? Se il paese, e gli Elettori mi negano il loro concorso, dice il Re, non su me ricadrà oramai la responsabilità del futuro; e nei disordini, che potranno avvenirne, non avranno a dolersi di me, ma avranno a dolersi di loro. Si vincano dunque tutti gli ostacoli, si consulti rettamente da ciascuno la propria coscienza, s’interroghi, occorrendo, il prudente parere dei savj, e veri amatori del pubblico bene, si resista alle seduzioni ed ai raggiri dei tristi, e si chiamino all’onore della nazionale rappresentanza tali uomini, che sapendo acconciamente accoppiare il principio dell’autorità con quello della libertà a vece di creare a questa impacci od ostacoli mirino a raffermarla mercè quelle idee d’ordine, e di civil moderanza, da cui non può essere scompagnata senza esporla a grave cimento, come si esprime il Ministro.

Sopra tutto, o V. F., rammentate agli Elettori, che lo Statuto porta in fronte questo articolo: La Religione Cattolica Apostolica Romana è la sola Religione dello Stato; dunque atterra la base stessa, sopra cui lo Statuto si appoggia, chiunque non rispetta la Religione Cattolica che è guarentita dallo Statuto medesimo nelle sue leggi e ne’ suoi dritti, altrimenti senza di ciò sarebbe essa un nome vano, una legge senza vigore, una menzognera protesta. Chiunque pertanto viola la prima e più essenziale prerogativa, di cui Carlo Alberto fregiò lo Statuto, non è degno di rappresentare la Nazione, ed oltraggia eziandio la venerata e cara memoria del magnanimo e pio Re, che pose appunto la Religione Cattolica