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112 | eugenio anieghin |
mente li cingerò del sospirato serto nuziale. Mi ricorderò allora le espressioni appassionate, le dichiarazioni eloquenti che mi scaturivan dal cuore nei tempi andati quando mi ponevo ginocchioni davanti alla mia bella, ma che adesso mi sono tutte quante uscite dalla mente.
Taziana, diletta Taziana! ora io piango teco che hai rimesso il tuo destino in poter d’un tiranno alla moda. Perirai, mia cara; ma frattanto ti pasci di speranze, invochi una tragica felicità, assapori il soave veleno della passione e del desiderio; mille voluttuose visioni ti svolazzano intorno; ogni luogo ti comparisce un ricetto propizio agli amorosi colloqui; e ovunque porti i passi hai davanti agli occhi la soave imagine del tuo astuto tentatore.
In preda a una tristezza ineffabile, Taziana va a gemere nel giardino. Tutto a un tratto abbassa i cigli a terra, e non può andar più oltre. Il seno suo ondeggia, il cuore palpita, le guance si tingono di porpora, il respiro vien meno sulle labbra, le orecchie ronzano, le luci si oscurano....1 Soprarriva la notte;
- ↑ Imitazione della famosa ode di Saffo, il cui senso è questo:
Agli immortali Dei simil mi sembra
L’avventuroso che ti siede a lato,
E a sè vicino ode suonar la tua
Voce soave,
E il tuo soave riso. A me nel seno
Quando m’appari, il cuor ferve e rimbalza;
E il labro ansante, quando ti rimiro,
Non trova accento.
Muta è la lingua e come rotta. Fiamma
Sottil mi corre su per ogni vena;
Fugge la luce dalle mie pupille,
Ronzan gli orecchi.
Freddo sudor m’inonda tutta; un brivido
Tutta m’invade; qual recisa pianta
Mi discoloro, e, come s’io morissi,
Perdo il respiro.