7 E disse: Che credevi tu far, matto?
I granchi credon morder le balene!
Poi verso la fanciulla andò di tratto,
Pargli discreta, nobile e dabbene;
E domandolla come stessi il fatto,
Onde tanta disgrazia a questa avviene.
Costei pur piange, e Morgante domanda,
Ma finalmente se gli raccomanda,
8 Dicendo: Non pigliassi ammirazione,
Se prima non risposi a tue parole,
Tanto son vinta dalla passione;
Ma se di me pur per pietà ti duole,
Io ti dirò del mal mio la cagione,
Che per dolor vedrai scurare il sole:
Come tu vedi, stata son sett’anni
Con pianti, con angoscie e amari affanni.
9 Il padre mio ha fra gli altri un castello
Che si chiama Belfior presso alla riva
Del Nilo, e Filomeno ha nome quello;
Un dì fuor delle mura a spasso giva:
Era tornato il tempo fresco e bello
Di primavera, ogni prato fioriva;
Come fanciulla m’andavo soletta,
Per gran vaghezza d’una grillandetta.
10 E ’l sol di Spagna1 s’appressava all’onde,
E riscaldava Granata e ’l Murrocco,
Dove poi sotto all’Ocean s’asconde;
E pur seguendo il mio piacere sciocco
Un lusignuol sen gia di fronde in fronde,
Che per dolcezza il cor m’aveva tocco,
Pensando come e’ fu già Filomena;2
Ma del Nil sempre segnavo la rena.
11 Mentre così lungo la riva andava,
Il lusignuol si fugge in una valle,
Ed io pur drieto a costui seguitava,
Cogliendo violette rosse e gialle;
Ma finalmente in un boschetto entrava,
E’ be’ capelli avea drieto alle spalle,
E posto m’ero in su l’erba a sedere,
Ché del suo canto n’avea gran piacere.