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canto decimonono. 81

NOTE.


10. Il sol di Spagna ec. Era io sul farsi sera, e però la fanciulla d’in sulle sponde del Nilo vedeva il sole appressarsi alle onde di Spagna, cioè al mare Atlantico, e scaldare Granata e ’l Marocco che restano all’occidente dell’Egitto. — Pensando come e’ fu ec. Il come Filomela fu cangiata in usignolo, vedilo distesamemnte in Ovidio, Metamorfosi, lib. VI.

12. Proserpina. Moglie di Plutone, il quale la rapì mentr’ella stava cogliendo fiori sull’Etna.

17. micanti. Splendenti; dal latino micans.

35. capriccio di paura. Capriccio significa, in questo luogo, quel tremore che scorrendo per la persona, o per orror di checchessia, o per febbre sopravvegnente, fa arricciare i peli. Sono alcuni che credono, secondo riferisce il Menagio, che questa voce derivi da capra, couciossiachè sia opinione del volgo quell’animale non rimaner mai senza febbre; come, sul testimonio d’Archelao, asserisce Plinio «Auribut eas spirare, non naribus, nec unquam febre carere, Archelaus auctor est.» Altri poi da capra similmente tengon che venga, per una tal qual somiglianza che par loro essere fra i peli arricciati di chi prova orrore, o ha la febbre, colle corna delle capre; ma cosiffatta etimologia sente non poco di strano.

43. la schiavina ha scardassata. Percossa, lacerata; tolta la figura dal raffinare che si fa la lana collo scardasso, affinchè essa si possa filare.

57. cerracchione. Cerro grande; cerrus procera.

60. d’allegrezza galla. Gallare significa lo stesso che galleggiare; e figuratamente dicesi ancora dell’animo quando si solleva e s’innalza, e quasi galleggia. Onde Dante disse (Purg. X):

Di che l’animo vostro in alto galla?

68. un morselletto ec. Piccol boccone, ma per lo più di materia medicinale.

71. ta’ dotte. Talora, talvolta, a quando, e simili.

73. gli occhi ha strabuzzati. Strabbuzzare vale stravolgere gli occhi affissando la vista.

74. e appoggiato stava. Si racconta che l’elefante non potendo, per la struttura sua, porsi a giacere, suole, per dormire, appoggiarsi al tronco di qualche albero.

79. a gala. Gala significa un certo ornamento, quasi simile allo strophium degli antichi, fatto d’una striscia di trina o di panno lino sottile, lavorato a trapunto con ago, che le donne usavano portar sul petto, alquanto fuor del busto. Viene per avventura dal greco κάλος. S’adopera tuttavolta per ornamento e abbellimento in generale; onde si dice star sulle gale, e simili, per attendere agli ornamenti e alle foggie. Vale anche garbo, bel modo, e simili; come in questo luogo.

86. solci. Era il solcio una sorla di condimento o conserva, o anche un manicaretto di carne sminuzzata o tritata a modo di salsiccia, e tenuta a stazionare in aceto, con diversi ingredienti, secondo il Redi, il quale crede sia venuto di Provenza, leggendosi nel rimario provenzale: «Solz, idest carnes in aceto

99. il caffo degli sciagurati. Caffo si chiama il numero che non si può dividere in due parti eguali di numeri interi. E perchè gli antichi prendevano il numero caffo per il numero più perfetto, per dinotare alcuna singolarità in un uomo, o in altra cosa, dicevano egli è il caffo. Anche i Greci chiamarono questo numero περιττός, che significa appunto præstans, excellens; e più propriamonte «qui est ultra id quod esse debet, modum excellens, nimius, supervacaneus, redundans,» e per lo contrario chiamavano ἄρτιος, cioè integer, plenus, absolutus, il numero pari. Pertanto caffo degli sciagurati non altro vale che il più singolare, il più sciagurato fra gli al-