147 Io seguirò la sua famosa lira,
Tanto dolce, soave, armonizzante,
Che come calamita a sè mi tira,
Tanto che insieme troverem Pallante;
Perchè sendo ambo messi in una pira,17
Segni farà del nostro amor constante,
D’una morte un sepulcro, un epigramma,
Per qualche effetto l’una e l’altra fiamma.
148 Noi ce n’andrem per le famose rive
D’Eurote, e pe’ gioghi là di Cinto,
Dove le muse ausonie ed argive
Gli portan chi Narciso e chi Jacinto:
Io sentirò cose alte e magne e dive,
Che non sentì mai Pindo o Aracinto:
Io condurrò Pallante a Delfi e Delo,
Poi se n’andrà, come Quirino, in cielo.
149 Questo sarà quel Pollione18 in Roma,
Questo sarà quel magno Mecenate,
A cui sempre ogni musa è perizoma.19
Pertanto, spirti degni, or vi svegliate,
Perchè fiorir farà nostro idioma,
Tanto fien le sue opre celebrate:
Materia avete innanzi agli occhi degna,
Che per se stessa sè laudare insegna.
150 Veggo tutte le grazie a una a una,
Veggo tutte le ninfe le più belle,
Veggo che Palla con lor si rauna
A cantar le sue laude insieme a quelle;
E non può contra opporsi la Fortuna,
Chè il sapiente supera le stelle;
E la grazia del ciel gran segni mostra,
Che questo è il vero onor della età nostra.
151 Surge d’un fresco e prezioso lauro20
Certe piante gentil, certi rampolli,
Che mi par già sentir dall’Indo al Mauro
Tante cetre, e Mercurj, e tanti Apolli,
Che certo e’ sarà presto il mondo d’auro,
Ch’era già presso agli ultimi suoi crolli:
Tornano i tempi felici che furno
Quando e’ regnò quel buon signor Saturno.