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434 il morgante maggiore.

147 Io seguirò la sua famosa lira,
     Tanto dolce, soave, armonizzante,
     Che come calamita a sè mi tira,
     Tanto che insieme troverem Pallante;
     Perchè sendo ambo messi in una pira,17
     Segni farà del nostro amor constante,
     D’una morte un sepulcro, un epigramma,
     Per qualche effetto l’una e l’altra fiamma.

148 Noi ce n’andrem per le famose rive
     D’Eurote, e pe’ gioghi là di Cinto,
     Dove le muse ausonie ed argive
     Gli portan chi Narciso e chi Jacinto:
     Io sentirò cose alte e magne e dive,
     Che non sentì mai Pindo o Aracinto:
     Io condurrò Pallante a Delfi e Delo,
     Poi se n’andrà, come Quirino, in cielo.

149 Questo sarà quel Pollione18 in Roma,
     Questo sarà quel magno Mecenate,
     A cui sempre ogni musa è perizoma.19
     Pertanto, spirti degni, or vi svegliate,
     Perchè fiorir farà nostro idioma,
     Tanto fien le sue opre celebrate:
     Materia avete innanzi agli occhi degna,
     Che per se stessa sè laudare insegna.

150 Veggo tutte le grazie a una a una,
     Veggo tutte le ninfe le più belle,
     Veggo che Palla con lor si rauna
     A cantar le sue laude insieme a quelle;
     E non può contra opporsi la Fortuna,
     Chè il sapiente supera le stelle;
     E la grazia del ciel gran segni mostra,
     Che questo è il vero onor della età nostra.

151 Surge d’un fresco e prezioso lauro20
     Certe piante gentil, certi rampolli,
     Che mi par già sentir dall’Indo al Mauro
     Tante cetre, e Mercurj, e tanti Apolli,
     Che certo e’ sarà presto il mondo d’auro,
     Ch’era già presso agli ultimi suoi crolli:
     Tornano i tempi felici che furno
     Quando e’ regnò quel buon signor Saturno.