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canto ventesimottavo. 419

72 La prima guerra fu con gli Aquitani:
     Nota, lettor, che l’Aquitania è Ghienna,
     Acciò che i versi alcuna volta io spiani
     Dov’io vedrò la discrezione accenna:
     Pipin v’avea prima messo le mani,
     Come scritto fu già con altra penna;
     Carlo v’andò fino a guerra finita,
     E riportonne la palma fiorita.

73 E so che replicar non mi bisogna
     Cose tanto propinque alla memoria,
     E come Unuldo si fuggì in Guascogna,
     E come doppia fu questa vittoria,
     Da poi ch’egli ebbe il suo nimico in gogna:
     Però che Lupo per maggior sua gloria,
     Il duca di Guascogna, fu prudente,
     E dette Unuldo e sè liberamente.

74 E perchè intanto il bel paese esperio9
     Occupava il furor de’ Longobardi
     Sotto le insegne del re Desiderio,
     Uomini inculti, feroci e gagliardi,
     Sì che quel tenne di Italia lo imperio
     Ventiquattro anni sotto i suoi stendardi;
     Non si poteva alla fine cacciarlo,
     Se non giugneva il soccorso di Carlo.

75 Era venuto di verso Oceáno
     Questo popolo indomito, chiamato
     Da Narsete Eunuco capitano:
     Onde il sommo pontefice oppressato,
     Ch’era in quel tempo il famoso Adriano,
     A Carlo imbasciatore ebbe mandato,
     Che dovessi in Italia venir quello,
     Come Pipin già fece e ’l suo Martello.

76 Carlo, mosso da’ prieghi santi e giusti,
     Partì di Francia co’ suoi paladini,
     E bisognoe passar per luoghi angusti,
     Onde Annibal passò co’ suoi Barchini;
     Perchè e’ tenean que’ populi robusti
     I passi e i gioghi degli alti Apennini;
     Ma passi o sbarre non valsono o ponti,
     Chè finalmente e’ trapassò que’ monti.