134 Stu mi vedessi in una chiesa solo,
Io son più vago27 di spogliar gli altari,
Che ’l messo di contado del paiuolo:
Poi corro alla cassetta de’ danari;
Ma sempre in sagrestia fo il primo volo,
E se v’è croce o calici, io gli ho cari,
E’ crucifissi scuopro tutti quanti,
Poi vo spogliando le nunziate e’ santi.
135 Io ho scopato già forse un pollaio:
Stu mi vedessi stendere un bucato,
Diresti che non è donna o massaio
Che l’abbi così presto rassettato:
S’io dovessi spiccar, Morgante, il maio,
Io rubo sempre, dov'io sono usato;
Ch’io non istò a guardar più tuo che mio,
Perch’ogni cosa al principio è di Dio.
136 Ma innanzi ch’io rubassi di nascoso,
Io fui prima alle strade malandrino:
Arei spogliato un santo il più famoso,
Se santi son nel ciel, per un quattrino;
Ma per istarmi in pace e 'n più riposo,
Non volli poi più essere assassino;
Non che la voglia non vi fussi pronta,
Ma perché il furto spesso vi si sconta.
137 Le virtù teologiche ci resta:
S’io so falsare un libro, Dio tel dica:
D’uno iccasse farotti un fio, ch’a sesta
Non si farebbe più bello a fatica;
E traggone ogni carta, e poi con questa
Raccordo l’alfabeto e la rubrica,
E scambieréti, e non vedresti come,
Il titol, la coverta, il segno e ’l nome.
138 I sacramenti falsi e gli spergiuri
Mi sdrucciolan giù proprio per la bocca
Come i fichi sampier que’ ben maturi,
O le lasagne, o qualche cosa sciocca;
Nè vo’ che tu credessi ch’io mi curi
Contro a questo o colui: zara a chi tocca:28
Ed ho commesso già scompiglio e scandolo,
Che mai non s’è poi ravviato il bandolo.