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canto decimosecondo. 249

13 Diceva Orlando: E’ non è ancora spento
     Il fuoco, Carlo, ch’arder potre’ancora:
     Se tu l’uccidi, io non sarò contento,
     Rinaldo ne verrà sanza dimora:
     Vedi che Gan già fatto ha tradimento,
     E sanza lui non puoi vivere un’ora.
     Carlo dicea: Traditor non fu mai,
     E ciò c’ha fatto è perchè m’ama assai.

14 E tu te l’hai recato in sulle corna,4
     Tu e Rinaldo, perch’egli è fedele,
     E dì nè notte già mai non soggiorna
     Di spegner chi contro a me fu crudele.
     Partissi Orlando, e stando un poco, torna,
     E disse: Io giuro alle sante Vangele,5
     Che se tu uccidi, Carlo, il mio cugino,
     Io ti farò della vita tapino.

15 E trasse fuor la spada Durlindana,
     E colla punta una croce fe in terra,
     E ’n su la croce poneva la mana,
     E dipartissi, ed uscì della terra;
     Ma la regina savia Gallerana
     Pregava insieme col sir d’Inghilterra
     E ’l duca Namo, Ulivieri, e ’l Danese,
     Ch’almen la morte gl’indugiassi un mese.

16 Carlo le forche in sul fiume di Sena6
     Fece ordinare, e ciò che fa mestiero;
     Gan traditor grand’allegrezza mena,
     Perch’e’ pensò riuscissi il pensiero:
     Tutta la corte di sdegno era piena.
     Rinaldo e Ruinatto il suo scudiero
     Intanto a Montalbano era tornato,
     E Ricciardetto suo non v’ha trovato.

17 E scrisse a Astolfo come il caso stava,
     Che l’avvisassi, e stessi provveduto,
     Però che molta gente ragunava,
     Per dare a Ricciardetto presto aiuto:
     Astolfo d’ogni cosa lo ’nformava,
     E come Carlo gli avea conceduto
     Un mese tempo a mandarlo alla morte;
     Ma duolsi sol ch’Orlando non è in corte.