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prefazione dell'annotatore. xiii

poema. Carlomagno è un degno monarca, ma troppo aperto agl’inganni. Orlando è un eroe, casto e generoso, che combatte da forte per la propagazione dell’Evangelio. Egli battezza Morgante, che poi lo serve da fido scudiero. Avvi un altro gigante il cui nome è Margutte. Morgante s’incontra con lui, e da quell’ora diventano fratelli giurati. Margutte è un gigante infedele, pronto a confessare i suoi falli, e fecondo di scherzi: si ride di tutti e di tutto; di dotti, di giganti, d’eroi, di diavoli, e chiude la vita scoppiando dal riso.»

Esposti i concetti del Foscolo intorno a questo poema, poche cose diremo della vita del Pulci. Nacquesi egli in Firenze da Iacopo di Francesco l’anno 1432, a’ dì 15 d’agosto. Due anni innanzi era nato Matteo Boiardo, conte di Scandiano, il quale pur gli sopravvisse intorno a dieci anni, essendo morto il Pulci nel 1494, quasi subito dopo compiuto il Morgante. Ignote ci sono le circostanze della sua morte, del pari che il luogo del suo sepolcro. Tolse per moglie la Lucrezia d’Alberto degli Albizzi, della quale generò due figliuoli, Roberto, e Iacopo. E s’ebbe altresì due fratelli, i quali pure furon, per quei tempi, poeti non dispregevoli: anzi di Luca, uno di essi, che compose il Ciriffo Calvaneo, fu chi giudicò doversi a Luigi anteporre. E tra questi fu il Varchi, che nell’ Ercolano preferì il Ciriffo al Morgante, come quello che, oltre alla purità della favella, era eziandio nei concetti più considerato e meno ardito. Ed oltre a questo meritò anche Luca di esser chiamato dal Giovio, nell’elogio del Poliziano, poeta nobile. Bernardo, l’altro fratello, fu dei primi a scrivere in italiano poesie pastorali, delle quali varie compose egli stesso, e quelle di Virgilio tradusse. Fu autore anche di certe Rappresentazioni teatrali allora in gran voga, e che accennavano al nascimento del dramma italiano. Nel qual genere di poesia ebbe non piccola rinomanza anche Antonia moglie di lui. Era insomma di quei tempi la casa dei Pulci